Editoriale Radio Onda Libera del 2 gennaio 2014
E' prassi ogni inizio anno dedicare spazio al discorso del presidente della
Repubblica che il 31 sera a reti televisive unificate ha parlato agli italiani. Non
ci sottraiamo a questo dovere. Ma prima ricordiamo in sintesi cosa ha detto il
capo dello Stato. I concetti fondamentali sono un po' gli stessi di sempre, gli
stessi che sentiamo ripetere da qualche tempo. Ci vuole coraggio per la ripresa,
servono le riforme, i sacrifici devono toccare anche la politica, occorrono
forti cambiamenti, e' necessario un cambio di passo tra i politici, nelle
istituzioni, nei rapporti sociali..e via su questa linea.
Frasi
significative le rivolge agli italiani, come se volesse spronarli: "Il coraggio
dei cittadini è in questo momento l’ingrediente decisivo per far scattare nel
2014 quella ripresa di cui l’Italia ha così acuto bisogno. Coraggio di
rialzarsi, di risalire la china, il coraggio di praticare la solidarietà,
ricordando l’esempio di Lampedusa. Coraggio infine di intraprendere e innovare".
Napolitano ha quindi invitato il governo a non fare troppi decreti
legge e a realizzare le riforme che sono una
priorità. Poi ha detto che nonostante le critiche e le polemiche resterà fino a
quando c'è bisogno di lui. E fino a quando le forze glielo consentiranno.
Comunque per non molto tempo ancora.
Fin qui, in breve, il succo del
discorso presidenziale. Ora qualche considerazione. Il capo dello Stato è stato
rieletto nonostante avesse fatto le valigie perché la classe politica non sapeva
che fare, lui ad aprile si è sacrificato e ha accettato, prima volta nella
storia repubblicana, il secondo mandato. Ma lo aveva condizionato a termine,
alla realizzazione delle riforme, a cominciare da quella elettorale, a un
governo che facesse qualcosa per far uscire il Paese dalla crisi o quanto meno le
facesse intravedere la fine del tunnel.
Bene, a distanza di 9 mesi il
bilancio a nostro avviso è stato deludente, le cose che erano state promesse
non sono state fatte, la missione di Napolitano non è andata in porto. Dal
presidente ci saremmo aspettati che alzasse la voce, che battesse i pugni sul
tavolo minacciando le dimissioni se questa classe politica non dà dimostrazioni
di responsabilità facendo quello che le è stato chiesto e che il Paese si
aspetta. Ecco avremmo gradito che il capo dello Stato desse in diretta i 15
giorni o tre mesi di ultimatum al governo e al parlamento.
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