giovedì 23 gennaio 2014

Candidati in rima,
lacerazioni in corso

Il punto del direttore del 19 gennaio 2014

La politica umbra non dorme sonni tranquilli, anzi per lo più sono agitati e pieni di fantasmi. Perché siamo alla vigilia di scelte importanti, decisive al fine delle candidature. E in questi momenti comandano coloro che prima di tutto hanno in mano le carte nella speranza che non sbaglino le mosse. La battaglia è feroce dentro il Pd perché si deve eleggere il segretario regionale, è altrettanto feroce dentro Forza Italia perché è stato nominato un commissario.

Partendo dal Pd il favorito Giacomo Leonelli, renziano della prima ora, raccoglie ogni giorno che passa più consensi che non sono aria fritta o pacche sulle spalle ma vere e proprie firme con nomi e cognomi. E su di lui si è costruita una santa alleanza tra le varieanimedel partito, e cioè giovani turchi con amministratori noti e meno noti, bocciani al completo e seguaci del sindaco di Firenze idem. Ma una parte del Pd proprio non ce la fa a chiudere sul giovane presidente del consiglio della Provincia di Perugia e cerca che ricerca ecco trovato un anti Leonelli. Si chiama Stefano Fancelli e la rima è accontentata.
Detto questo diversi sono stati gli interpellati, dalla ex senatrice Anna Rita Fioroni al segretario provinciale di Terni Carlo Emanuele Trappolino, ma tutti hanno declinato l’invito. Sfoglia e sfoglia, alla fine la freccia si è fermata sul quarantenne dell’AltoTevere.L’impegno è stato premiato e quel pezzo di apparato a cui pareva brutto lasciare solo Leonelli si è potuto dichiarare soddisfatto. Se non ci saranno ripensamenti o new entry il 16 febbraio le primarie vedranno di fronte i due contendenti per la poltrona di capo del partito in Umbria. Chissà se ora che le candidature sono ufficiali i due aspiranti alla poltrona di Bottini si decideranno a fare la solenne promessa, quella invocata dall’onorevole Walter Verini, e cioè che chi sarà eletto alla carica di segretario si concentrerà sul governo del partito e non si candiderà a questo o quel ruolo amministrativo, a questa o quella elezione prossima o futura.
Sarebbe un bel gesto, di grande responsabilità e anche innovazione rispetto al recente passato quando gli ultimi segretari da piazza della Repubblica si sono sistemati, anche facilmente bisogna dire, in altri Palazzi. Eppure sarebbe stato tanto meglio, e l’augurio è quello di un nuovo corso, che il segretario facesse il segretario, che chi è stato eletto per amministrare facesse l’amministratore. Insomma un po’ di buonsenso e tanta autonomia sarebbero graditi per riappropriarsi della politica come valore, come interesse generale, come bene comune.
Passando a Forza Italia qui la situazione è più complessa perché la lotta intestina è esplosa dopo una nomina, quella dell’onorevole Catia Polidori a commissario del partito in Umbria. In un’affollata conferenza convocata per la stampa ma aperta ai dirigenti del partito, la parlamentare ha fatto la prima uscita sfoggiando una buona preparazione e parando la maggior parte dei colpi. Il primo. Come mai il commissariamento del partito? Le risposte potevano essere le più diverse, compresa quella che la nostra è una regione il cui nome comincia con la lettera U. Quella della Polidori è stata la più singolare, e cioè che Berlusconi in Umbria vuole vincere e da qui l’incarico. Il secondo colpo aveva per oggetto una sua candidatura da queste parti visto che l’onorevole forzista nella precedente e in questa legislatura è stata eletta in terra veneta.
Come da canovaccio la risposta è stata la più prevedibile e cioè che la preferenza è candidarsi nel suo territorio. Un messaggio a chi sospetta che lei si sia prestata a scaldare il posto per qualcun altro, Rocco Girlanda, affaccendato per ora nella funzione di sottosegretario alle Ifrastrutture, e pronto a lasciare la compagine alfaniana e rientrare tra i berluscones in caso di elezioni politiche a breve. Ovviamente chi vivrà vedrà, compresi i ritorni e le brutte figure se ci saranno. A oggi l’arrivo della Polidori alla guida di Forza Italia ha scatenato la rabbia di Pietro Laffranco, unico parlamentare in Umbria a cui naturalmente sarebbe spettato l’incarico. E forse gli è stato anche promesso e prospettato.
L’onorevole e i suoi fedelissimi hanno disertato il “battesimo” del commissario, non nascondendo il dissenso. Ma questo è niente se i nervosismi si caleranno nelle urne. Insomma Forza Italia in Umbria rischia di lacerarsi e farsi del male. Per una nomina non digerita e anche un impegno non mantenuto. Ma si sa, nei meandri dei palazzi e palazzacci romani capita di tutto, accordi siglati la notte e disfatti la mattina, parole date al tramonto e rimangiate all’alba. E' questa, purtroppo, la politica ai tempi nostri, cioè da qualche decennio e più, peggiorata da quando in Parlamento non ci sono rappresentanti eletti dai cittadini ma gente scelta da un gruppo ristretto di persone nelle stanze delle segreterie. Non aver saputo scrivere regole nuove, non essere stati capaci di cambiare pelle ai partiti è stato un errore grave, forse gravissimo. E i primi a compierlo sono stati coloro che avevano il dovere di modificare questo sistema.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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