lunedì 6 gennaio 2014

Il Pd è chiamato a cambiare davvero

Il punto del direttore del 5 gennaio 2014

Nel giro di un mese o poco più il Pd avrà il suo nuovo segretario regionale. L'orientamento è di sceglierlo attraverso le primarie a meno che tutte le anime non si coagulino su un solo candidato e quindi a quel punto sarebbe un'investitura e basta. Ipotesi, questa, poco probabile anche se sul tavolo, per il momento, c'è solo un nome ed è quello di Giacomo Leonelli, renziano della prima ora, che forte di un documento con una sessantina di firme ha ufficializzato la sua disponibilità a correre per la segreteria.
Nessun altro si è fatto avanti e nell'ultima riunione tutti hanno abbozzato prendendo atto della cosa e soprattutto prendendosi qualche giorno per riflettere. Ma se primarie dovranno essere non potrà rimanere soltanto un candidato in pista, ergo nelle prossime ore qualche altro nome credibile dovrebbe uscire fuori. Quanto meno per salvare le apparenze e anche la sostanza di uno strumento come le primarie. E infatti la voce che circola è che nel giro di qualche giorno Leonelli non sarà più solo. Dalla stessa area renziana, che è quella originaria ma anche quella acquisita come i franceschiniani e i veltroniani, girano indiscrezioni su altre figure, dal consigliere regionale Manlio Mariotti all'assessore provinciale Domenico Caprini, tanto per citare i nomi più diffusi. Ma altri candidati non sono esclusi, anche della provincia ternana, come il sindaco di Amelia Riccardo Maraga o anche la senatrice Nadia Ginetti, vero punto di riferimento di Matteo Renzi in Umbria, che però è troppo impegnata a Palazzo Madama.
Non c'è tanto tempo a disposizione perché entro metà febbraio le caselle delle segreterie regionali dovranno essere occupate. La situazione è abbastanza fluida e non solo tra i renziani, l'area cuperliana si sta muovendo alla grande per individuare un nome spendibile, un paletto è quello di non far scendere in campo personaggi, tipo onorevoli o senatori, che ricoprono già incarichi. Poi ci sono i veti incrociati che per questa partita sono ancora più complicati e di difficile interpretazione. Allora, una parte dei cuperliani, soprattutto zona ternana, non gradirebbe Leonelli ma si fiderebbe più della Ginetti. Un'altra parte dei cuperliani, per esempio la presidente della Regione Catiuscia Marini, con grande tempestività ha "benedetto" la scelta di Leonelli di candidarsi, quindi secondo qualche teoria quell'asse si sposterebbe verso i vincitori del congresso a mo' di riposizionamento. Ma una certa trasversalità potrebbe trovare prima o poi un punto d'incontro, del resto è già accaduto per la segreteria provinciale di Perugia dove è stato eletto Andrea Rossi portato da alcuni cuperliani e da alcuni renziani, quindi nessuna meraviglia se il fatto si ripetesse pari pari perché le avvisaglie ci sono tutte. Questo se si portano le migliori risorse e le migliori capacità nessun problema.
Qualche dubbio se il tutto si trasforma in un regolamento di conti, in una battaglia per mostrare i muscoli e basta. A tal proposito qualche considerazione va fatta, partendo dall'8 dicembre. Quel giorno l'Umbria è risultata la seconda regione più renziana d'Italia, dopo la Toscana (è vero che le correnti non hanno più ragione di esistere ma per una facilità di comprensione meglio mantenere le categorie così schematizzate). Le urne ci hanno consegnato un messaggio chiaro e inequivocabile. Vale a dire una richiesta forte di cambiamento, di finirla una volta per tutte con le manovre e le manovrine, con i giochi e i giochini che hanno caratterizzato in peggio la politica e hanno prodotto un determinato apparato. Quella data dovrebbe rappresentare uno spartiacque tra un prima e un dopo, tra un vecchio e un nuovo modo di fare politica. Se non si prende atto di questo, che è la volontà dei cittadini, allora il rischio è di un fallimento totale. Renzi a livello nazionale può cambiare le sorti del Paese, ovviamente insieme ad altri perché non è mica Superman, e può essere considerato l'ultima chance o l'ultima spiaggia. Nelle periferie il vento del cambiamento si deve respirare, si deve sentire anche nelle elezioni per il segretario regionale perché il giorno dell'Immacolata gli umbri non hanno firmato un mandato in bianco. Con quel voto si sono espressi per un progetto di discontinuità, di rottura, di cambiamento appunto. Se il nuovo segretario saprà interpretare tale esigenza allora il verso sarà cambiato. Altrimenti rimarrà tutto come prima. E i suonatori saranno pure cambiati ma la musica no.
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