Editoriale Radio Onda Libera del 27 gennaio 2014
Il governo sempre più in difficoltà, comincia a perdere qualche pezzo. Il
ministro dell'Agricoltura De Girolamo si è dimessa dal Parlamento sbattendo la
porta e in una nota ha scritto parole di fuoco contro il suo partito, il Nuovo
centrodestra di Alfano, e il presidente del consiglio Letta, accusandoli
di non averla difesa.
La De Girolamo ha detto chiaramente che ha deciso
di andarsene per salvaguardare la sua dignità, l'unica cosa importante per lei,
e perché non può rimanere in un governo che non ha difeso la sua onorabilità.
Più o meno queste le parole usate dall'ex ministro che è stata in un certo
senso costretta a questo passo perché coinvolta nello scandalo all'Asl di
Benevento e prima della mozione di sfiducia del Movimento 5 Stelle in
discussione il 4 febbraio prossimo.
“Sono vittima di un complotto”: si
era difesa così in un’aula semivuota, a differenza dell’audizione in Parlamento
di Annamaria Cancellieri, dopo l’affaire Ligresti o del caso di Alfano per la
vicenda di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente della Kazakistan.
Comunque ora bisogna fare il punto su questo governo che di giorno in
giorno mostra le sue crepe e sembra vivacchiare per passare il tempo. E
soprattutto non produce provvedimenti seri ed efficaci. Basti ricordare le
lunghe file alle Poste o agli sportelli delle banche dei contribuenti italiani
per pagare le tasse pasticciate.
Insomma dopo dieci mesi pare proprio
che non ci siano le condizioni per andare avanti con questo governo, l'Italia si
trova in una situazione paludosa, ci vorrebbe un investimento serio sui partiti e
soprattutto su una nuova squadra che amministri il Paese. Siamo a un bivio, o si
cambia registro o si cambia tutto. Non ha proprio senso continuare così, con
Renzi e Berlusconi che scalpitano per andare al voto ma devono trovare il
percorso giusto.
Contro di loro gioca a sfavore il tempo. Ma sul tavolo c'è
la nuova legge elettorale, che sta spaccando le forze politiche e ci sono le
riforme da fare al più presto. Il punto è che se le cose non si fanno il
governo deve andare a casa.
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