venerdì 24 gennaio 2014

Liste bloccate e quote rosa da rivedere

Editoriale Radio Onda Libera del 23 gennaio 2014

La legge elettorale continua a far discutere. Il testo della proposta di riforma è arrivato ieri in commissione affari istituzionali della Camera. E le polemiche non accennano a diminuire. Confermati il premio di maggioranza (18%), il ballottaggio eventuale dopo 15 giorni se nessuno supera il 35%, le soglie di sbarramento e l'assenza di preferenze. Ma da qui all’approvazione finale, c’è da scommettere che sarà un lungo slalom tra gli emendamenti. E non è affatto detto che tutto scivolerà via liscio.
I piccoli partiti daranno battaglia e forte perché è in ballo c'è la sopravvivenza. La minoranza del Pd ha annunciato che si giocherà il tutto per tutto per le preferenze che Berlusconi ha fatto cancellare a Renzi. Ma le novità non sono solo quelle di cui si è parlato in questi giorni.
Scavando nelle pieghe dell'accordo si scopre che è stabilito un solo collegio per i candidati. Pena la nullità dell'elezione. Poi il capitolo degli sbarramenti ha scatenato un'altra dose di reazioni. Il 12 per cento per le coalizioni, l'8 per le liste che si presentano da sole e il 5 per quelle in coalizioni significa far fuori automaticamente i partiti piccoli. E ad alzare la voce è stata la Lega nord che sperava in una norma che salvaguardasse i movimenti che hanno un alto consenso territoriale.
Un'altra norma introdotta è la parità di genere nelle liste: metà uomini e metà donne: questa la regola da rispettare nella presentazione delle liste in ogni circoscrizione (che raggruppa più collegi), ma non è detto che sarà garantita tale parità anche in Parlamento. Perché, non essendo previste le preferenze, tutto dipenderà dall’ordine di presentazione in lista. L'unica clausola è che non ci possono essere più di due candidati consecutivi del medesimo genere. Nel senso che se i primi due nomi sono uomini, al terzo ci deve essere una donna. Questo per favorire pari opportunità. Ma non pari elezione perché mettere le donne al terzo posto significa farle partecipare ma non garantire l'elezione.
Ora al di là degli sbarramenti che sono penalizzati per i piccoli, e questo può rientrare in un modello elettorale che un Paese si può scegliere, su due aspetti dissentiamo con forza. Il primo, sempre quello, non voler reintrodurre le preferenze ma continuare sulla strada delle liste bloccate, quindi mano libera ai partiti e non ai cittadini di scegliersi i parlamentari. Noi siamo per le preferenze, sempre e comunque, il sistema migliore e' quello con cui si eleggono i sindaci.
Il secondo motivo di disaccordo è la storiella delle quote rosa nelle liste. E' ora di finirla di prevedere riserve indiane per le donne con l'infiocchettamento delle parole con parità di genere e pari opportunità. Le donne i posti se li vogliono conquistare, non certo vederseli regalare. Questo sarebbe a nostro avviso una vera parità, altro che una piccola porzione di caselle rosa.

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