domenica 17 novembre 2013

Scissioni e correnti
all'ordine del giorno

Il punto del direttore del 17 novembre 2013

In alcuni partiti è tempo di scissioni. Consumate o annunciate, comunque dolorose. Come ogni separazione non consensuale c’è spazio per le recriminazioni, le accuse e i veleni. Partiamo dal Pd che è in piena fase congressuale, ha conosciuto il caos tesseramento e un’affollata stagione di ricorsi e controricorsi. A livello locale ha vissuto il culmine dello strappo al suo interno già una settimana fa con lo spettacolare congresso provinciale di Perugia.

Vale la pena ripercorrere i momenti che hanno portato a una frattura profonda e significativa perché pezzi di partito si sono attrezzati e schierati contro altri pezzi dello stesso Pd. E' stato un classico regolamento di conti. Quattro gli aspiranti candidati e nessuno con il quorum della maggioranza in tasca, quindi via agli abboccamenti e la ricerca di un accordo raggiunto tra il secondo, il terzo e il quarto contro il primo classificato. Alla fine il congresso tra ricorsi alle commissioni di garanzia e polemiche sulla validità, ma anche dichiarazioni pesantissime al fulmicotone. Il nazionale manda una nota alla Ponzio Pilato, i garanti locali vanno avanti e l'assemblea si svolge e si conclude con un unico vincitore, Dante Andrea Rossi. Ma a essere soddisfatti sono tutti coloro che lo hanno appoggiato prima e durante, e cioè i bocciani e i renziani. A essere sconfitto l’apparato che aveva puntato su Valerio Marinelli che si è andato a schiantare sul terreno dell’arroganza.
Qualche considerazione è d’obbligo. La prima. Una certa confusione ha accompagnato le candidature, nel senso che alcuni esponenti o correnti di partito hanno appoggiato questo o quel candidato soprattutto in base a una logica di appartenenza e/o di schieramento contro qualcuno o contro altri esponenti. La seconda. Il sostegno a tizio o ciao non ha rispecchiato le linee romane con il risultato che si sono ritrovati a correre tre candidati cuperliani contro un renziano, alcuni di questi appoggiati da chi poi a Roma sostiene altri. La terza. Il valore deve essere l’autonomia che è il fondamento, l’essenza di un partito. Autonomia dalle istituzioni, dall’apparato, dai “caminetti” (questi fino a ieri appartenevano allo stile del Pdl), dai gruppi di potere in genere. Non per tutti è stato così.
Al di là di tutto, la conta di domenica è stata una prova di muscoli, un braccio di ferro che non ha offerto uno spettacolo edificante e soprattutto ha lasciato un partito sempre più dilaniato. Però non si può catapultare e quindi blindare un candidato contro un altro quando non si sanno fare bene i conti. Perché in questo caso si fa la fine di chi va per suonarle e poi viene suonato. E’ vero che qualsiasi competizione non prevede il risultato chiavi in mano ma è altrettanto vero che i numeri comandano, la matematica non è un’opinione, e chi ha più voti vince. Si chiama democrazia. Che non va invocata o osannata a piacimento, quando fa comodo. Le regole vanno rispettate e i responsi accettati. Infantile inoltre pensare di non giocare più quando l’aria che tira non piace.
Comunque, la conclusione è che Rossi è il segretario eletto, una parte dei cuperliani o meglio dei giovani turchi se la prende nel sacco e la nuova alleanza ha dimostrato di saper fare politica e di avere una certa forza nel partito. Fa sorridere l’appello postumo del segretario regionale Lamberto Bottini all’unità. Ma chi ha la responsabilità di un partito non si deve adoperare prima per spegnere l’incendio anziché intervenire quando le fiamme si sono già sprigionate? E ora comincia un’altra battaglia, quella per la segreteria regionale. C’è tempo fino al 31 marzo ma l’intenzione è di spingere, di fare tutto entro gennaio. Del resto bisogna dare le carte per le prossime candidature amministrative. In ballo mica ci sono i bruscolini. E la prima direttiva è primarie per tutti, per i sindaci al primo mandato pagella del partito e se è il caso confronto con la coalizione. Beh, la speranza è che Rossi, che in precedenza non ha brillato per conduzione politica, si riscatti e guidi il partito in questa fase delicata. Fra tre settimane c’è un’altra resa dei conti, le primarie per la leadership del partito. E già si annunciano scissioni se vincerà Renzi.
Passiamo al Pdl. Qui la scissione è fresca fresca e altrettanto sofferta. Fino all’ultimo il popolo non schierato del Pdl ha sperato che tutto rimanesse intatto. Che le tre anime, lealisti, governativi e dialoghisti, non si dividessero in due tronconi. Invece così non è stato e la rottura è avvenuta tra chi confluisce nella nuova Forza Italia e chi resta fuori dando vita al Nuovo Centrodestra. Questo è accaduto a Roma. Ed è chiaro e lampante. Ma a Perugia il discorso non è automatico. Nel senso che mentre sono palesi le divisioni, chi sta con Berlusconi e chi sta con Alfano, in consiglio regionale già c'è il gruppo di Forza Italia che si è addirittura costituito prima del battesimo ufficiale e dentro ci sono tutti. Coerenza vorrebbe che domani le due anime si separassero e ognuno proseguisse per la sua strada invece di alimentare la confusione. Pensarci su conferma che si è trattato di una scissione dei vertici e non della base, quindi ben venga un confronto con gli elettori e con gli eletti ma senza perdere tempo e soprattutto senza coltivare rimpianti. Nelle prossime ore si capirà meglio la consistenza dei due partiti, sapendo già in partenza che i berlusconiani in Umbria sono più numerosi degli alfaniani. Ma è già partita la corsa al riposizionamento, con un pensiero fisso alle prossime scadenze elettorali e anche alle caselle che possono liberarsi obtorto collo. E sempre a proposito di scissioni, l’ultima, pure questa recentissima, è avvenuta dentro Scelta Civica con i popolari guidati dal ministro Mario Mauro che hanno abbandonato non senza polemiche e strascichi i colleghi montiani. Le ripercussioni a livello locale non sono clamorose nel senso che le due parlamentari, l’onorevole Adriana Galgano e la senatrice Linda Lanzillotta, sono fedeli al professore. E c’è di più: Stefania Giannini, ex rettrice della Stranieri, eletta a Palazzo Madama, è stata nominata segretario nazionale di Scelta Civica.
In conclusione le spaccature sono sempre dolorose ma hanno il pregio di fare chiarezza. E non è poco. Anche se di tutto abbiamo bisogno tranne di nuovi partiti e partitini. Alla faccia della semplificazione e del bipolarismo.

anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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