domenica 24 novembre 2013

Renzi vince e sorride
Ricci fa il gran passo

Il punto del direttore del 24 novembre 2013

Il Pd è sempre alle prese con la battaglia interna, del resto fino all’8 dicembre, giorno delle primarie, non potrà essere diversamente. Il Pdl, o meglio quello che resta, si sta attrezzando con i nuovi gruppi, frutto della spaccatura tra Forza Italia e Nuovo centrodestra. Questo succede dal nord al sud della Penisola, passando per il centro. A proposito di quest’ultimo, veniamo a noi. Qui tra gli iscritti si è consumata una vittoria di misura del sindaco di Firenze Matteo Renzi sullo sfidante principale Gianni Cuperlo, con Peppe Civati arrivato terzo e Gianni Pittella buon ultimo, quindi escluso dalla competizione del giorno della Madonna. I numeri e le percentuali ci dicono che Renzi ha preso 2850 voti pari al 45,25%, Cuperlo 2841 (45,10%), Civati 528 (8,38%) e Pittella 79 (1,25%).

I dati significativi sono due. Il primo la scarsa affluenza alle urne dei circoli, nella provincia di Perugia per esempio appena il 60%, quasi a suggellare che l’epopea della partecipazione è finita anche da queste parti. Complici sicuramente il caos sulle tessere gonfiate e la confusione sulle regole, ma probabilmente pure una linea politica che da qualche mese, dalle elezioni di febbraio, sta deludendo anche i più affezionati. Il secondo si riferisce all’esito della competizione e in una regione storicamente rossa il successo, anche se per una manciata di voti, di Renzi su Cuperlo ha una duplice lettura, da un lato come un’istanza di cambiamento in coerenza con i circoli italiani e dall’altro come la non condivisione di quanto fa e produce l’establishment del partito.
In merito a questo aspetto il ragionamento è più articolato e profondo, perché già un anno fa quando ci furono le primarie tra Renzi e Bersani il risultato umbro al primo turno fu a favore del primo cittadino fiorentino. Che significato aveva? Uno solo, la voglia di cambiare della base che non si riconosceva più nell’apparato. Questa richiesta non fu raccolta e tanto meno sentita dai maggiorenti del partito. Anzi, fu vissuta addirittura con ostilità come se provenisse non dal popolo democratico bensì da nemici di un altro partito. Anzichè aprire una riflessione, fermarsi a capire il perché e il percome gli iscritti non rispondevano più agli inviti e alle direttive della segreteria, si è preferito far finta di niente, scongiurare il pericolo al secondo turno e andare avanti come prima. Il risultato è stato che esattamente un anno dopo le tessere delle sezioni hanno scelto Renzi ritenendolo più credibile e affidabile, più capace di interpretare il cambiamento in un partito in cui è cominciata da un pezzo la gara a indebolirlo, a sgonfiarlo. E mentre si sperimentano alleanze inedite (si veda l’elezione del segretario provinciale di Perugia), con i renziani della prima ora a fronteggiare i renziani della seconda ora (il riferimento è ad area dem e veltroniani), esplode la bagarre sulle liste per il nazionale. In particolare pezzi di territorio che insistono sulla rappresentanza, su una casella sicura, con l’argomentazione che hanno portato l’acqua con le orecchie (alias voti delle sezioni) alla causa Renzi. Ma i posti al sole sono pochi e i pretendenti parecchi. Stesso discorso vale per le altre aree, per carità e a onore del vero. Perché alla fine dei giochi è sempre la solita storia, ottenere uno strapuntino negli organismi che contano, dove si danno le carte per candidature e nomine. Ma le prepotenze sarebbe meglio lasciarle da parte, altrimenti quella poca passione per impegnarsi va a farsi benedire.
E così mentre il Pd prosegue a dare il meglio di sé cercando di non annoiarsi in vista delle primarie, dalle parti del centrodestra oltre la costituzione dei nuovi gruppi non si va. Tutto pare bloccato attorno alla data fatidica della decadenza del Cavaliere, con la guerra tra i falchi e le colombe destinata a farsi più fragorosa e violenta.
Però proprio a cercarla una novità nell’area c’è ed è quella che fa capo al sindaco Claudio Ricci che poche ore fa ha presentato in pompa magna il suo movimento, l’Italia popolare e il suo simbolo. L’ingegnere è un uomo mite ma tenace, l’aveva promesso e l’ha mantenuto. Lui il modello Assisi lo vuole esportare, che sia in Regione o nella capitale non importa. E continua sulla strada che lo porta a cimentarsi con le elezioni prossime. Così mentre i partiti si sfaldano e si spaccano a metà tipo una mela, Ricci va avanti come un treno senza se e senza ma. Una cosa è certa: la battaglia lui la vuole combattere, in proprio o in compagnia è da vedersi, se la vincerà è un altro discorso. Viene proprio la voglia di dire che se non ci fosse, uno come lui bisognerebbe inventarlo. Speriamo solo che non si esalti troppo e magari pensi a canticchiare “Meno male che Claudio c’è”.

anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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