Editoriale Radio Onda Libera del 19 novembre 2013
L'Italia è in apprensione per il disastro accaduto in Sardegna, la politica
cerca di interrogarsi sulle cause, sulle misure eccezionali da adottare. Ma va
detto che quanto accaduto, il ciclone che ha mietuto una quindicina di vittime
per ora, non va considerato eccezionale per la frequenza degli avvenimenti ma
come una normale conseguenza di una violazione continua e profonda del
territorio.
E' vero che in questi giorni gli eventi nelle Filippine e
negli Stati Uniti ci hanno già catapultato in un'atmosfera di disgrazie naturali
con immagini che fanno paura, ma quando le sciagure avvengono dentro casa, nel
nostro Paese, spaventano ancora di più. Come accade nella nostra Sardegna
dove fanno paura quei fiumi di fango che travolgono cose e persone e quel
terrore assordante che si sente nei filmati che si stanno susseguendo in queste
ore.
Dicevamo che la politica si sta domandando sulle cause e sta
decidendo il da farsi, tra poco è previsto un consiglio dei ministri. Ma una
volta risolta l'emergenza la drammaticità dei fatti, anche per rispetto delle
vittime, impone una riflessione seria, obbliga a bocce ferme a pensare a come la
politica si sia comportata in questi anni nei confronti di una tutela del
paesaggio, dell'ambiente, della natura. Ebbene, la politica nel migliore dei
casi se ne è fregata disinteressandosi di quanto avveniva, mentre nel peggiore dei
casi ha contribuito a un dissesto geologico, cementificando in modo
selvaggio i territori e non pensando a misure di salvaguardia delle nostre
città.
E ora che ci sono i morti si assisterà alla corsa a tamponare
l'emergenza, poi per qualche giorno vedremo un rimpallo di responsabilità e
infine cadrà il silenzio. Purtroppo esiste il timore che da quest'ennesima
tragedia chi ha il dovere di amministrare non imparerà nulla e assisteremo
ancora una volta alle solite dichiarazioni di cordoglio e alle solite promesse
di intervenire. Per poi dimenticarsene appena la cronaca obbliga a voltare
pagina.
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