martedì 12 novembre 2013

Questione di credibilità

Editoriale Radio Onda Libera dell'11 novembre 2013

Una settimana decisiva questa per il Pdl che sabato si ritrova nel consiglio nazionale quasi sicuramente per sancire la rottura, la scissione. Berlusconi fa un altro passaggio per tenere insieme il partito, o meglio per ripartire da Forza Italia, con tutti quelli che stanno nel Pdl, per superare le divisioni tra governativi e lealisti, tra falchi e colombe. E lo fa attraverso un'intervista con cui si appella ai ministri e parlamentari del Pdl, chiedendo loro come fanno a collaborare con il Pd che lo vuole in galera, che vuole compiere un omicidio politico eliminando il leader dei moderati.
E alle cosiddette "colombe" del partito il Cavaliere ha detto che "se si contraddicono i nostri elettori, non si va da nessuna parte. Anche Fini e altri ebbero due settimane di spazio sui giornali, ma poi è finita come è finita". 
Non mancano poi giudizi pesanti sulla legge di stabilità.: "Serviva uno choc positivo, una frustata che ci aiutasse a cogliere la ripresa. E invece sono venute fuori molte misure rinunciatarie, più la sorpresa inaccettabile del ritorno mimetizzato della tassa sulla prima casa, cosa per noi assolutamente insostenibile. Ma quello che è più grave è la non comprensione di ciò che accade nel Paese".
Partiamo proprio da quest'ultima frase per fare qualche commento. Ha proprio ragione Berlusconi quando dice che non si ha la percezione di ciò che succede tra le gente, nelle famiglie. Ma sarebbe interessante capire le ragioni di chi ci ha portato a questo livello. Facile dire che i politici sono distanti dai cittadini, ma non è credibile che lo dicano loro che questa situazione l'hanno prodotta e continuano a produrla con comportamenti di cattiva amministrazione. Non è credibile che lo dicano loro che non tagliano i loro privilegi e le loro prebende, non è credibile che lo dicano loro che sono attaccati alle poltrone con la colla e non cambiano la legge elettorale nonostante le preghiere di Napolitano.
Insomma il problema è molto più complesso, e parte da una crisi profonda dei partiti; parte da lontano, dall'aver ucciso una prima repubblica consegnando il Paese alle seconde leve che in questa seconda repubblica lo hanno ulteriormente massacrato e umiliato.
La speranza è che qualche segnale di cambiamento si intraveda, che la gente sia stanca di credere alle solite chiacchiere e che con gli strumenti a disposizione dai un segnale forte.

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