Editoriale Radio Onda Libera del 7 novembre 2013
La resa dei conti dentro i partiti è scattata alla grande. Il Pd è alle prese
con i congressi e con le primarie che porteranno l'8 dicembre all'elezione del
nuovo segretario. In tutt'Italia si sollevano polemiche e veleni per il discorso
delle tessere gonfiate, per le nuove iscrizioni. La decisione di dire stop al
tesseramento provoca una spaccatura tra i quattro candidati. Ma è tanta la
voglia di andare avanti, di superare un po' la vecchia politica. E chissà, forse
ci riusciranno i democratici perché al di là di tutto in modo democratico sarà
scelto chi guiderà il partito nei prossimi anni. E oggi come oggi questa pare
un'eccezione visti i partiti che sono comandati da una sola persona.
A
tal proposito il Pdl sta vivendo un momento travagliato. L'ultima novità è come
al solito firmata da Berlusconi che ha anticipato il consiglio nazionale al 16
novembre per formalizzare il passaggio alla nuova Forza Italia. Andato a
vuoto l'appello all'unità del partito l'ex premier ha sciolto la riserva e ha
sposato almeno sulla carta la linea dei falchi per costringere le colombe a
scegliere da che parte stare. L'obiettivo di Berlusconi è arrivare al voto sulla
decadenza del 27 novembre con i pieni poteri e la leadership di Forza Italia ben
salda.
Prima del 27 c'è la data del 22 novembre, quella che prevede il
voto sulla legge di stabilità. Con questi appuntamenti tutti concatenati si
capisce perfettamente che il governo è sempre più traballante, sempre più a
rischio, quanto meno per la fisionomia di oggi. Perché se in questi dieci giorni
non si trova un accordo tra le due anime del partito, allora lo sbocco naturale
è che i governativi andranno per la loro strada, quindi rimarranno
nell'esecutivo, e i fedelissimi del Cavaliere lo abbandoneranno.
Una sola
considerazione finale pensando alle cose da fare e che non vengono fatte. Mentre
dentro i partiti si litiga per il potere, nel Paese si soffre sempre di più per
la mancanza di lavoro, per le imprese che chiudono, per la povertà che aumenta.
Questo lo diciamo spesso e lo continueremo a dire perché è la verità, ed è una
contraddizione enorme, gigantesca.
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