giovedì 28 novembre 2013

Mez merita una verità certa

Editoriale Radio Onda Libera del 26 novembre 2013

Dopo sei anni, il delitto Meredith ancora una volta è alla ribalta nazionale. Perché è in corso il processo davanti alla corte di assise di appello di Firenze. E qui il procuratore generale ha smontato pezzo per pezzo l'alibi dei due imputati, Raffaele Sollecito e Amanda Knox, che quella notte dell'omicidio era davanti al computer. L'assoluzione in appello dei due imputati - ha detto l'accusa - è stata rasa al suolo dalla Cassazione, ora la Corte non faccia lo stesso errore. In giornata arriveranno le richieste di condanne.
E così di nuovo sulle prime pagine e in televisione la triste vicenda della morte della studentessa inglese Meredith Kercher, poco più di vent'anni, sgozzata nel casolare vicino a Piazza Grimana. In primo grado Raffaele e Amanda erano stati condannati a 25 e 26 anni di carcere, in secondo grado furono assolti. La Cassazione come ricordato ha annullato l'assoluzione rinviando il processo davanti ai giudici fiorentini. Da ricordare che nella vicenda figura un terzo imputato, Rudy Guede, che sta scontando la condanna a 16 anni per omicidio volontario in concorso con Raffaele e Amanda in quanto ha scelto il rito abbreviato.
Qualche considerazione in merito al delitto che ha sconvolto Perugia e la sua immagine. Allora, come spesso accade in fatti del genere, i riflettori si spengono quasi subito sulla vittima, restando invece accesi sugli imputati, specie se carini e intriganti. Invece la memoria della stessa Meredith e i suoi familiari chiedono di conoscere la loro verità, solo la verità, su quella notte di sei anni fa.
Poi andrebbero legati i comportamenti dei due attuali imputati con Rudy, dal momento che questo è colpevole a tutti gli effetti in quanto condannato in terzo grado e secondo i giudici ha commesso l'omicidio di Meredith in concorso con gli altri due.
Ora al di là dei cavilli giuridici, le sentenze si rispettano sempre, non quando piacciono, ma è altrettanto vero che è preferibile mandare in carcere qualcuno se esistono prove certe di colpevolezza, altrimenti meglio un colpevole fuori che un innocente in galera. E' il principio dello stato di diritto, della cultura garantista.

Nessun commento:

Posta un commento