domenica 15 settembre 2013

Rinnovare nell'autonomia
La sfida dell'Università

Il punto del direttore del 15 settembre 2013

Autonomia e rinnovamento. Due termini semplici, che vogliono dire tanto da racchiudere un programma o assurgere a uno stile. Ma possono anche dire niente, restare cioè lettera morta ed essere sbandierati come slogan. Tutto dipende da chi li invoca e soprattutto se diventano concreti, se vengono cioè riempiti di contenuti. Autonomia e rinnovamento sono, anzi dovrebbero essere, le parole d’ordine di qualsiasi candidato a qualsiasi carica istituzionale. A maggior ragione di chi persegue l’obiettivo di guidare l’Università degli studi di Perugia, l’antico e una volta prestigioso Studium che oggi si ritrova a vivere un momento di palese affanno.
L’Ateneo è la prima e più importante azienda culturale della nostra regione. Su questo non ci sono dubbi. Lo abbiamo detto e ripetuto più volte. Tutti, dalle altre istituzioni ai semplici cittadini, hanno il dovere di difenderlo, di apprezzarlo, di non ignorarlo. Perché un territorio senza una risorsa come l’Università sarebbe inevitabilmente più povero e il riferimento non è soltanto ai conti economici. Questo ragionamento è lapalissiano, quasi alla Catalano. Ergo, Palazzo Murena, in quanto sede del rettorato, va assolutamente tutelato. Tutelato da ogni ingerenza, da ogni influenza, da ogni tirata di giacchetta.
Un’Università autonoma è credibile e se è credibile è rispettata dal mondo accademico, dagli studenti, dalle imprese che attingono intelligenze. Un’Università piegata a un altro potere, qualsiasi esso sia, piccolo o grande, politico o finanziario, è ricattabile e se è ricattabile sposta i suoi pezzi e i suoi interessi a seconda di chi la condiziona. L’autonomia non la si riceve in dono ma la si conquista ogni giorno con i fatti, con i comportamenti, con le scelte. Non con le chiacchiere, quelle sono buone per tutte le stagioni ma non portano da nessuna parte.
Il futuro rettore, chiunque esso sarà, avrà il sacrosanto dovere di governare l’Università in completa autonomia senza essere il bamboccio o il prestanome di nessuno. E dovrà impedire che il rettorato sia visto o anche sia percepito come il prolungamento di qualche altro Palazzo. Un’ultima postilla in merito. È ovvio che il discorso è reciproco tra istituzioni, e vanno respinti al mittente rumors, magari messi in giro ad arte, come quelli che vogliono, in questo periodo di campagna elettorale, accordi sottobanco o peggio ancora scambi di alleanze sulla testa e sulla pelle di qualche amministratore per favorire questo o quel candidato. Rumors che magari vengono confezionati in qualche facoltà e disseminati poi per i palazzi anche solo per vedere l’effetto che fa. E forse li favorisce chi si trova alla fine della carriera e non riesce proprio a vedersi in pensione ai giardinetti. A pensar male diceva il buon Andreotti si fa peccato ma a volte ci si azzecca.
E ora il rinnovamento. Necessario e indispensabile dopo una gestione lunga oltre un decennio, necessario e indispensabile a maggior ragione in questa fase storica. Questo il presupposto. Ma una specificazione va fatta, parlando di cose accademiche ma anche in generale. Il rinnovamento non significa rottamare a tutti i costi il vecchio e/o i vecchi e non si fa solo mostrando la carta d’identità. Perché può capitare, e non sarebbe la prima volta anche in altri ambiti, che i giovani sono dentro e nella testa molto più vecchi dei sessantenni. Quindi nessun avvicendamento per imposizione anagrafica, ma la convinzione che l’Università debba scendere dai piedistalli e mettersi al passo con i tempi, relazionarsi con il mondo globale e le istituzioni di oltre confine che corteggiano cervelli e puntano esclusivamente sul merito.
Certo, poi per quanto riguarda l’organizzazione dovrebbe essere normale e condivisibile da tutti oggi come oggi una politica che <CS10.5>prediliga seriamente i giovani ricercatori aiutandoli a inserirsi nell’ambiente accademico e nello stesso tempo non disprezzi le migliori professionalità e le esperienze consolidate riuscendo a individuare collocazioni idonee.
Insomma il compito che spetterà al magnifico ermellino sarà veramente arduo e l’entusiamo, la passione e le idee sono le qualità per rilanciare la nostra Università. Che non dimentichiamolo è un bene comune, un patrimonio della comunità, quindi di tutti.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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