Editoriale Radio Onda Libera del 6 settembre 2013
La politica di questi giorni è avvitata su un solo tema. La sopravvivenza di un
leader di un partito. La disputa giuridica è l'aspetto formale della vicenda.
Il nodo, il corpo centrale, è politico e riguarda solo il destino di
Berlusconi.
L'aggiornamento è la presa di posizione del presidente della
Repubblica che richiama il Pdl al senso di responsabilità. Per il resto la linea
dei partiti non è immutata. Il Pd è fermo e compatto nel votare la decadenza
del Cavaliere. Il Pdl, pur diviso tra falchi e colombe, è schierato a difesa
del proprio leader.
Il 9, lunedì, è vicino. La giunta del Senato si
avvia, tranne colpi di scena, a votare la decadenza di Berlusconi. E il governo
delle larghe intese guidato da Letta potrebbe avere le ore contate. Ma le
elezioni non sono vicine perché il capo dello Stato lo ha detto e ribadito più
volte che anche se cade il governo non scioglierà le Camere con questa legge
elettorale.
Quindi lo scenario pare segnato, Berlusconi fuori gioco,
Letta bis o Amato se cade il governo, e via così. Ovviamente il Pdl farà il
diavolo a quattro e invocherà a gran voce le urne. E il clima politico si
avvelenerà ancora di più rispetto a quanto non lo sia già oggi.
Tante
sarebbero le considerazioni da fare, a cominciare dalle condizioni in cui versa
la politica e i politici italiani. Ci limitiamo a una sola.
Sembra un
paradosso che mentre il mondo sta rischiando una guerra vera per la situazione
drammatica che sta vivendo la Siria, l'Italia è impegnata a discutere sulla
decadenza di un leader politico. Con tutto il rispetto, non è normale concentrare
attenzione, risorse, energie, spazi e chiacchiere su una questione così rispetto
a tutto il resto. Non solo non è normale, ma ci fa capire con chiarezza che di
questo passo la politica non andrà lontano e il Paese non uscirà dallo stallo,
dalle difficoltà in cui si trova.
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