domenica 8 settembre 2013

La politica umbra dei gemelli diversi

Il punto del direttore dell'8 settembre 2013

Il Pd e il Pdl sembrano gemelli diversi, due soggetti speculari, due facce della stessa medaglia.Questo a livello locale dove si risente sì del clima dei palazzi romani perché è inevitabile ma le fibrillazioni sono condite anche di ripicche spicciole, veleni e personalismi. Cosa succede nel nostro minuscolo fazzoletto di terra? Accade che gli eredi umbertidesi del vecchio Pci, poi Pds, poi Ds, non ce la fanno proprio ad andare d'accordo con gli ex democristiani (e non solo) e allora a costo di essere maleducati (e anche poco intelligenti) non li invitano alla festa dell’Unità.
Esplode il caso con tanto di twitter e bordate su facebook, risalto sulle cronache nazionali e richiesta di intervento del segretario Epifani. In sintesi il titolo che riassume la querelle recita “renziani esclusi dalla festa del Pd”.
Approfondendo si scopre che la frattura è molto più netta, non solo renziani ma anche altri iscritti di peso del partito (come ex assessori, ex sindaci) sono risultati antipatici a quei “geni” di organizzatori. E mentre loro stilano la lista dei buoni e dei cattivi, degli ospiti graditi e sgraditi, ecco che in tutt’Italia si susseguono le dichiarazioni d'amore verso il sindaco di Firenze incoronato come leader del partito. E sono in tanti a salire sul carro del vincitore, perfino quelli che fino a ieri lo deridevano e lo insultavano.
Qualcosa non gira per il verso giustoma la politica è anche questo, cinismo e opportunismo. La diatriba però non finisce qui.
Un’altra parola ha la forza di scatenare l’ira di parecchi, vale a dire primarie. Chi la pronuncia si attira più di un’antipatia, chi la invoca viene redarguito, chi la teme la evita come la peste.
Questo è il paradosso di un partito nato dalle primarie e che ogni volta le rifugge.Un inciso: a parere di chi scrive andrebbero normate, disciplinate per legge, ed estese a tutti i partiti e per tutte le consultazioni. Allora, tornando a noi, primarie ora e sempre. Il guanto della sfida è lanciato, ma apriti cielo. Mettere in discussione un sindaco al primo mandato è un affronto da lavare con una filippica pubblica a cui è seguita una controfilippica. Ma come sempre accade la memoria è corta. Questo stesso partito ha avuto il coraggio e l’ardire non solo di mettere in discussione un sindaco al primo mandato ma anche di non appoggiarlo alle primarie. La legge non vale per tutti, nonostante si pretenda a voce l’uguaglianza.
Il Pdl non è da meno in questi siparietti. Un esempio? Pare sia prevalente di questi tempi la linea dei falchi e ogni occasione è buona per mostrare i muscoli nella speranza che non siano dopati. E allora ecco servita una cannonata contro il leader dell’opposizione perugino a Palazzo dei Priori. Una bordata giudicata dai più intempestiva, offensiva e gratuita oltre che inopportuna. E le interpretazioni si sprecano. Un’uscita per piantare la bandierina e rimarcare un potere che forse qualche chiacchiera aveva messo in discussione. Come a dire qui comando io e si fa come dico io. Quindi giù a tratteggiare i criteri, l’identikit del candidato ideale. Basta società civile, basta gente che amplia gli orizzonti, solo uomini militanti e fedeli. Un’altra “lettura” che gira riguarda una becera vendetta personale datata e risalente a qualche anno fa quando le militanze erano in altri partiti e sotto altre bandiere.
Pronta, pungente e comprensibile la replica.Un dato per tutti.L’ultimo candidato ora disconosciuto e bersagliato rammenta che la coalizione con il suo nome aveva guadagnato 8 punti percentuali più delle liste. Questo in italiano e in politica si chiama valore aggiunto. E in matematica vuol dire che era andato meglio degli altri concorrenti. Ma per chi governa il Pdl i parametri per scegliere i candidati evidentemente devono essere altri, non quelli di imporsi e portare a casa il risultato migliore. Ecco perché in questa regione il centrosinistra governa da decenni ed è in un certo senso condannato a governare. Perché l’opposizione non è capace di guardare oltre il proprio naso e il proprio misero orticello.Una tristezza infinita, la lezione del voto di febbraio non è stata compresa neppure nei suoi fondamentali. Detto questo, allora è veramente inutile spendere frasi e azzardare analisi sul distacco e sul disgusto dei cittadini verso questa politica.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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