domenica 22 settembre 2013

I regolamenti di conti
e la politica al ribasso

Il punto del direttore del 22 settembre 2013

La politica umbra risente del clima romano e soprattutto delle scelte che vengono prese a livello nazionale. Questo è un dato di fatto, certo come il sole, e succede così in tutte le periferie. Soprattutto quando gli argomenti sul tavolo rispondono ai nomi di partito, congresso, primarie, governo e via dicendo. Lo stato di salute delle forze politiche non mostra un grande benessere, anzi le temperature sono per motivi diversi alle stelle.

Il Pdl è stato cancellato, Forza Italia con tanto di bandiere e inno è stata riesumata in un periodo non proprio benevolo per il suo leader. Tra alcuni componenti ex An che avevano accettato di entrare nel Pdl mollando Fini è presente il pensiero di fare una “cosa” di destra.
Il Pd, come da un copione che si ripete da qualche tempo, si lacera e si divide riuscendo a farsi del male da solo. Da ultimo i piddini sono riusciti a non mettersi d’accordo sulle regole del partito nonostante un accordo in tasca. Una certezza però pare fissata. La data delle primarie, l’8 dicembre.
Questo porta a intensificare la campagna elettorale, a entrare nel vivo degli schieramenti. E tutto, purtroppo, viene visto e analizzato con l’occhio e il pensiero alle prossime scadenze. Allora, in Umbria come nel resto del Paese, con la candidatura del sindaco di Firenze alla segreteria del partito in parecchi si sono scoperti renziani, alcuni addirittura folgorati come San Paolo sulla via di Damasco, pronti a salire sul carro del vincitore.
In politica vale il detto mai dire mai. Ma la coerenza e la decenza vorrebbero che Renzi li facesse scendere alla prima fermata onei pressi. Invece la contraddizione più lampante, che testimonia il tenore dei rapporti all’interno di pezzi del Pd umbro, arriva da Umbertide, da quel circolo di “capiscioni” che hanno pensato bene di non invitare alla Festa dell’unità esponenti di spicco del presente e del passato del partito. Ovviamente ne è esploso un caso che ha conquistato anche le pagine nazionali.
Ora la seconda puntata, con una lettera al fulmicotone contro chi, il presidente della Provincia di Perugia in primis, aveva osato criticare la discrezionalità degli inviti. Senza entrare nel merito della vicenda, che è misera rispetto al dibattito politico e soprattutto senza schierarsi né per chi ha creato il caso né per chi lo ha pubblicizzato, un commentino è doveroso pensando alle condizioni di un partito che in molte amministrazioni governa e aspira a reggere le sorti dell’Italia. La vicenda di Umbertide è emblematica delle relazioni che esistono dentro il Pd dove con questi siparietti si vola veramente basso, procedendo con rancori e vendette. E tutto dentro la stessa famiglia, un partito che da anni è maggioranza e minoranza di se stesso e purtroppo a volte anche dentro le istituzioni. Una brutta pagina ma comprensibile perché tra poco ci sarà l’ennesimo regolamento di conti, le primarie e i congressi, quindi via coni riposizionamenti (vedi il documento del Pd umbertidese). La speranza è che chi prenderà in mano il partito rottamerà presto questo modo di pensare. Sia a livello nazionale che locale.
A proposito del Pd tuttofare, maggioranza e opposizione, il Pdl, o ex Pdl, si sta muovendo e anche i rappresentanti di centrodestra sono capaci di farsi del male da soli. Anzi più male perché concentrati sulle loro bazzecole e lacerazioni perdono di vista l’obiettivo, che sarebbe quello di diventare un domani forza di governo. Allora il primo ragionamento è se tutti coloro che erano iscritti al Pdl passeranno a Forza Italia. E’ un dubbio che nutrono per la verità anche ex azzurri. Anche perché pure stavolta il passaggio da un partito all’altro viene imposto dall’alto, la base è chiamata ad obbedire, zitta e mosca. Il secondo riguarda le fibrillazioni per le candidature alle prossime amministrative e qui i giochi sono aperti, come anche le spaccature. La road map dei vertici vuole entro la decade di ottobre una serie di riunioni per individuare i criteri per i Comuni più grandi. Anche se con la lettera anti Sbrenna la linea del Pdl-FI dovrebbe essere chiara a meno che non si innestino marce indietro o fughe in avanti. La verità è che c’è una parte del partito che propone e l’altra che boccia, una che contatta candidati e l’altra che li stoppa.
Del resto dalle parti del centrodestra la politica al ribasso è stata la preferita e forse anche la più congeniale. Ed è sempre stata orfana, quando poi si sono aperte le urne. L’inversionedi tendenza sarebbe un miracolo, ma in politica contano, anzi dovrebbero contare, altri valori più che affidarsi al soprannaturale.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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