domenica 14 aprile 2013

Rigeneratori garbati
e un listino sfacciato

Il punto del direttore del 14 aprile 2013

La parola d’ordine è cambiamento. Lo slogan è “rigeneriamoci”. I protagonisti sono i giovani trentenni del Pd che hanno deciso di ritrovarsi in un teatro per riflettere sull’impegno, sul partito e su una nuova politica. L’iniziativa è apprezzabile per una serie di motivi. Il primo, perché è stata voluta da una generazione “trasversale”, cioè bersaniani e renziani, che non vuole farsi imprigionare dalle correnti e vuole ragionare senza pregiudizi sul futuro dell’Umbria. Il secondo motivo sta nel titolo. Rigeneriamoci è positivo, esortativo, invita a un’azione comune tipo risollevarsi, rimettersi in pista. Comunque a non stare fermi nonostante lo scenario politico sia completamente diverso.

Infine, la molla che ha spinto questi giovani a incontrarsi, e cioè la volontà di cambiare, di smetterla con le contrapposizioni che non portano da nessuna parte, di lasciarsi alle spalle le faide interne che hanno massacrato negli anni uomini e idee. Non si tratta, come ha spiegato nella relazione introduttiva Giacomo Leonelli, uno dei promotori, di giocare a fare i “Masaniello” della politica umbra. Non deve essere quest’iniziativa la consacrazione di una guerra generazionale, come da qualche parte si è sussurrato, del tipo i trentenni contro i quarantenni, i giovani-giovani contro i giovani turchi. Se così fosse sarebbe un’idea perdente prima di essere enucleata. E poi non sempre i giovani sono portatori di buona politica solo perché hanno la carta d’identità meno sgualcita.
Anzi, a volte si incontrano giovani che sono l’emblema di un vecchio modo di fare politica così come ci sono persone avanti con l’età che sono invece espressione di elaborazioni fresche e moderne. Al di là di tutto è meritorio l’impulso alla riflessione, all’autocritica perché è propedeutico a un percorso che può portare a un rinnovamento serio e concreto del modo di fare politica. Ed è da plaudire anche il garbo con cui è stato sferzato il partito e chi lo governa. Comunque la contrapposizione non è tra chi ha dieci anni di meno o di più, ma tra un nuovo o un vecchio modo di concepire e fare la politica. Che vuol dire nuovi metodi, nuove mentalità, nuovi linguaggi, nuove autonomie, nel rispetto delle diversità delle sensibilità, delle posizioni e delle esperienze.
Insomma dal teatro di Marsciano è arrivata una bella lezione, è suonato un bel campanello d’allarme. Questi trentenni chiedono, anzi rivendicano, il diritto cittadinanza pieno dentro il Pd. Una richiesta legittima e sacrosanta per chi intende ancora la politica come passione e responsabilità.
La speranza è che chi deve ascoltare non si tappi le orecchie e chi deve vedere non si foderi gli occhi. Altrimenti è inutile alla fine meravigliarsi del perché la gente anche in Umbria diserta le urne o sceglie un partito-non partito come il Movimento 5 Stelle.
A proposito di buona e cattiva politica, è aperta la discussione sulla legge elettorale regionale e le ipotesi sul tappeto sono diverse, comprese quelle imposte dalla normativa nazionale che porta a 20 il numero di consiglieri regionali. Tutti dovrebbero essere d’accordo, ma il condizionale è d’obbligo, sull’abolizione del listino, una sorta di porcellum in salsa umbra. Un “ombrello” indecente che regala posti nell’assemblea di Palazzo Cesaroni a politici che non sanno dove sta di casa il consenso.
All’esame c’è anche il premio di maggioranza molto benvisto dal Pd ma molto temuto dagli alleati, da Rifondazione comunista all’Italia dei valori, ai socialisti. E poi, chissà, forse nell’emiciclo su questo tema addirittura potrebbero ritrovarsi uniti tutti i piccoli partiti, in una specie di santa alleanza per sopravvivere.
L’importante a questo punto è la classe politica sia in grado davvero di eliminare, e non solo a parole, certe storture, tipo appunto il listino. Un passaggio questo per riacquistare quel minimo di credibilità che negli anni è andata a farsi benedire.

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