martedì 23 aprile 2013

Napolitano li bacchetta
e loro lo applaudono

Editoriale Radio Onda Libera del 23 aprila 2013

Napolitano ha giurato davanti al Parlamento in seduta comune, ha bacchettato i partiti, ha usato parole durissime e pesanti contro i politici, si è anche commosso quando ha ricordato la sua vita e la sua voglia di ritirarsi. Invece di nuovo in pista, a 87 anni, per un secondo mandato. E ha promesso che resterà fino a quando sarà necessario e fino a quando avrà le forze. Ma il punto più interessante del suo discorso e' stato senza dubbio quello dedicato ai partiti.
Perché alla richiesta di riforme e di rinnovamento, "non si sono date soluzioni soddisfacenti".  Hanno finito invece per prevalere "contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi". Partiti sordi e sterili insomma che non hanno fatto nulla sul campo delle riforme. Questa la colpa più grave, più imperdonabile perché ha contribuito a mettere in ginocchio il Paese. Come la mancata riforma della legge elettorale che ha prodotto questo Parlamento che non è in grado di esprimere un governo.
Napolitano ha anche tracciato la strada, perché - ricordiamolo - lui ha accettato a condizione che nessuno lo condizioni, scusate il gioco di parole. Quindi subito consultazioni e domani forse già l'incarico dando per scontato la formazione di un governo di larghe intese perché diversamente non si può fare. O meglio, diversamente significa tornare subito al voto. E questa non è affatto la ricetta giusta per il Paese. Quindi se il senso di responsabilità prevale nei nostri politici può darsi che la situazione si sblocchi.
Comunque torniamo un attimo al discorso di ieri di Napolitano per una brevissima considerazione. Discorso efficace, di grande severità nei confronti dei partiti e degli errori fatti sulla pelle dei cittadini. Ma la cosa più sorprendente è stata che mentre il capo dello Stato picchiava con le parole, li accusava delle loro inefficiente e malaffare, loro applaudivano, si spellavano le mani. Come se i rimproveri pronunciati fossero indirizzati ai loro compagni, a un'altra classe. Invece di ascoltare in silenzio e a capo chino, i magnifici onorevoli si beavano delle reprimenda di Napolitano. Tanto che lo stesso, a chi batteva le mani, ha ricordato di non lasciarsi andare ad alcuna indulgenza. Ma dagli applausi a ogni bacchettata sorgeva il dubbio. Ma avranno capito?

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