giovedì 1 dicembre 2011

Morire sul lavoro e per il lavoro

Editoriale Radio Onda Libera del 28 novembre

Mille parole ci portano a parlare di infortuni sul lavoro. Una strage continua di morti che chissà perché vengono definite “bianche”. Succede dappertutto, anche nella nostra regione. Tre vittime in quattro giorni, sette in poco più di un mese. E’ un dato terrificante, un vero e proprio bollettino di guerra. E c’è di tutto in questo elenco: giovani, adulti e anziani, uomini e donne, italiani e stranieri. Le croci si piantano nell’edilizia e nell’agricoltura, nei cantieri, nelle fabbriche e nelle campagne.

La tragedia più grande nella nostra regione accadde a Campello sul Clitunno dove morirono quattro operai. E per ricordare quell’inferno a Umbria Olii l’amministrazione comunale ha voluto organizzare un concorso giornalistico intitolato ''Tornare a casa dal lavoro'', con l'obiettivo di contribuire a costruire la cultura della sicurezza e i diritti dei lavoratori. Un modo anche questo per ricordare e per gridare che non è giusto morire per e sul lavoro.
Il problema serio è la prevenzione. Di solito il giorno del lutto si affollano le dichiarazioni di sdegno e costernazione da parte dei politici e delle istituzioni. Ma il giorno dopo tutto è dimenticato, con il dolore per una morte ingiusta rimangono solo i familiari della vittima. A parole si sbandierano impegni e promesse. Nella realtà alle chiacchiere non seguono i fatti.
La prevenzione dicevamo è l’unica strada per non far allungare il bollettino di guerra. Ma per una seria politica finalizzata a far sì che gli incidenti mortali non accadano più nella nsotra regione e in ogni paese significa realizzare concretamente degli interventi e delle misure sulla sicurezza.
E l’arma per costringere i datori ad attuare un sistema di prevenzione ha solo un nome, vale a dire un sistema di controlli e quindi un efficace meccanismo di sanzioni. Eh sì perché soltanto con l’applicazione delle sanzioni, accompagnata a una campagna di sensibilizzazione, sarà possibile contare meno morti sul lavoro. Perché, lo ripetiamo, non è giusto, perdere la vita per il lavoro e sul lavoro.

Nessun commento:

Posta un commento