giovedì 8 dicembre 2011

A 95 anni causa rinviata nel 2014

Editoriale Radio Onda Libera del 2 dicembre 2011

Un fatto di cronaca insolito: a 95 anni le rinviano la causa nel 2014, ora chiede un equo indennizzo. Un esempio di come la giustizia non solo è lenta, lentissima ma anche insensata, fuori dal mondo. 
Una ex funzionaria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è nata nel secondo decennio del secolo scorso, e dopo una vita nella quale di cose belle e brutte ne ha viste anche troppe è stata trascinata in un processo civile senza fine.

E' stata testimone della Prima e della Seconda Guerra mondiale, del passaggio dal Regno d'Italia alla Repubblica, e - privilegio di pochissimi - dei grandi cambiamenti della società per l'intero corso del secolo scorso, con una vita costellata di soddisfazioni familiari e lavorative, circa 10 anni fa - oggi ne ha 95 - ha dovuto iniziare un giudizio di risarcimento contro il condominio per alcune infiltrazioni di acqua.
 Tutto ha inizio quando nel 2001, a seguito delle continue infiltrazioni di acqua piovana nel suo appartamento a Roma, la signora allora gia' ultraottantenne, e' costretta a citare in giudizio davanti al Tribunale civile di Roma l'amministratore del proprio condominio per essere risarcita dei danni.
Dal 2001 inizia il lungo calvario giudiziario dell'anziana che, tra rinvii di udienze, cambi di giudici ed avvocati e burocratismi processuali vari, passa 10 anni impelagata tra carte bollate. Poi, circa una settimana fa, quando la causa sembrava giungere alla fine, l'inaspettato rinvio al 2014 per la precisazione delle conclusioni...quando la donna avrà 98 anni.
Ora la donna ha deciso di chiedere allo Stato italiano, con ricorso alla Corte di Appello di Perugia  l'equo indennizzo per l'eccessiva durata del processo.
Della serie quando la cronaca supera la fantasia e anche il buon senso. Che i processi soprattutto in materia civile durino troppo tempo, è noto. Ma arrivare a rinviare un'udienza a una signora di 95 anni significa non stare con i piedi per terra, significa non garantire la giustizia perché una giustizia in ritardo non è una giustizia giusta.

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