giovedì 21 luglio 2016

Una toppa contro la povertà

Editoriale Radio Onda Libera del 20 luglio 2016

In Italia nel 2015 una persona su tredici vive in povertà assoluta. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Istat che descrive quantitativamente il fenomeno della povertà e mostra cosa è cambiato nell’ultimo anno. Le cose sono leggermente peggiorate: se nel 2014 viveva in povertà assoluta il 6,8 per cento dei residenti in Italia, nel 2015 il dato è salito al 7,6 per cento della popolazione.
In tutto ci sono un milione e 582mila nuclei familiari che vivono in povertà assoluta (il 6,1 per cento delle famiglie rispetto al 5,7 del 2014). Se invece si contano le persone si arriva a 4 milioni e 598mila poveri: il numero più alto mai registrato dal 2005 a oggi. Per farsi un’idea, ci sono tanti poveri quanti i cittadini di tutto il Veneto.
A corredare la fotografia dell'Istat, i più colpiti sono gli anziani, i giovani e i nuclei numerosi ed è in aumento la povertà al Nord nella famiglie straniere.
Secondo la definizione dell'Istat nella categoria della povertà assoluta ci sono le famiglie – o le persone – che non possono permettersi un paniere di fabbisogni essenziali, come un’alimentazione adeguata, un’abitazione riscaldata e il minimo necessario per vestirsi, comunicare, informarsi, muoversi sul territorio, istruirsi e mantenersi in buona salute. e oggi come oggi sono quattro milioni e mezzo le persone che sono in queste condizioni.
La distribuzione della povertà in Italia riflette il tradizionale divario tra Nord e Sud. Tanto per capire, in certe regioni del Mezzogiorno una persona su quattro è povera. in alcune aree del nord risulta esserlo una su venti.
Ora il governo ha pensato a un piano contro la povertà, da settembre sarà operativa una misura che prevede l'assegnazione di 320 euro al mese a famiglia bisognosa e riguarderà quasi un milione di persone in forte disagio. Questa misura, che poi è una carta di pagamento da utilizzare nei supermercati, è stata chiamata sostegno per l'inclusione attiva.
Ora diciamo la nostra. Vanno bene le analisi e le ricerche per capire le dimensioni del fenomeno, vanno bene pure i piani anti povertà, il sostegno, è un minimo però, una toppa come si suol dire; per provare a risolvere con serietà il problema bisognerebbe incidere sulle cause che hanno e generano la povertà, ossia la mancanza di lavoro. Ora la crisi del 2008 ha innescato e accelerato l'esclusione sociale e l'impoverimento, e lo stato non ha saputo prevedere dei meccanismi di tutela. Ma oggi A nostro avviso non servono misure tampone, misure spot è una tantum .ma un piano strategico complessivo che ha il suo fondamento nella creazione di posti di lavoro. Solo attraverso il lavoro si può arginare la povertà.

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