giovedì 7 luglio 2016

Figli e figliastri anche sulle pensioni

Editoriale Radio Onda Libera del 6 luglio 2016

C'è una novità di non poco conto sulle pensioni, e cioè che è giusto che chi prende assegni alti deve dare qualcosina a chi è più bisognoso. Infatti la Corte costituzionale ha respinto le varie questioni di costituzionalità relative al contributo, che scade nel dicembre di quest’anno, sulle pensioni di importo più elevato: il prelievo di solidarietà è stato quindi ritenuto legittimo perché adottato in un periodo di profonda crisi.La Corte ha escluso la "natura tributaria" del prelievo di solidarietà, come si ricorderà previsto dalla legge di stabilità 2014 per un triennio sui trattamenti pensionistici superiori a 14 volte il trattamento minimo Inps. La Corte "ha anche ritenuto che tale contributo rispetti il principio di progressività e, pur comportando innegabilmente un sacrificio sui pensionati colpiti, sia comunque sostenibile in quanto applicato solo sulle pensioni più elevate, da 14 a oltre 30 volte superiori alle pensioni minime".
Fin qui la notizia che sta già suscitando parecchie polemiche. perché ovviamente quando si vanno a prendere i soldi dalle tasche a nessuno fa piacere. Addirittura c'è chi sostiene che si tratta di una rapina. Esattamente il contrario, invece, per coloro che percepiscono pensioni da fame, che non arrivano a fine mese.
in senso generale il principio di solidarietà è giusto ed eticamente corretto. Ma dietro il mondo previdenziale del nostro Paese ci sono situazioni paradossali.
Ci sono per esempio circa 30mila pensioni che rappresentano un pianeta a parte, di assoluto privilegio, che sono state escluse da quelle riforme che negli ultimi 25 anni hanno invece tagliato la previdenza dei comuni mortali.
Sono le pensioni del personale della Camera e del Senato; quelle degli ex deputati e senatori (ipocritamente definite "vitalizi"); le pensioni dei dipendenti della Regione Sicilia; quelle del personale della presidenza della Repubblica; quelle dei dipendenti della Corte Costituzionale e degli ex giudici della stessa; i vitalizi degli ex consiglieri regionali.
Di questi assegni, che oscillano in media tra i 40mila e i 200mila euro all’anno, si sa poco o nulla, se non appunto che sono d’oro e costruiti su regole di assoluto favore. Eppure da dodici anni c’è una legge che imporrebbe di conoscere tutto di queste pensioni, i cui dati dovrebbero essere trasmessi al Casellario centrale della previdenza. Solo che la legge viene disattesa. E non si trova il modo di farla rispettare. Ma allora ci viene da domandarci che Paese è questo che continua a trattare i cittadini come figli e figliastri? Intanto se le pensioni sono il giusto trattamento dopo una vita di sacrifici continuiamo ad assistere a cricche di poter che gestiscono posti di lavoro.

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