domenica 10 luglio 2016

Donna sola al comando
ma ora deve governare

Il punto del direttore del 10 luglio 2016

A volte le canzoni spiegano meglio di tante parole quello che accade nella realtà. Per esempio “Un senso” di Vasco Rossi fotografa alla meraviglia la politica di Assisi soprattutto quando il mitico canta “voglio trovare un senso a questa storia anche se questa storia un senso non ce l’ha”. E sì perché la giunta partorita dalla neo sindaco Stefania Proietti un senso proprio non ce l’ha. Ovviamente ci riferiamo al significato squisitamente politico dell’operazione perché i protagonisti sono tutte persone perbene e sicuramente ce la metteranno tutta per fare il bene di Assisi.
Allora, andiamo con ordine e facciamo un passo indietro, un riassunto veloce per chi si è perso qualche puntata. Dopo diciannove anni il municipio cambia colore, il centrodestra lacerato fino al midollo consegna al centrosinistra, o meglio a una lista civica appoggiata dal Pd, il governo della città. Nessun mea culpa da parte dei dirigenti sconfitti, tanto spumante per il Pd e dintorni. Ma i quindici giorni e passa di festeggiamenti volano in fretta e arriva la giunta e l’euforia della vittoria diventa un ricordo. Ora è il tempo delle critiche e delle amarezze, dei malumori e dei mugugni. Il perché è presto detto. La Proietti ha interpretato alla grande il concetto di autonomia e ha fatto di testa sua.
Tanto di cappello non c’è che dire, del resto l’elezione diretta del sindaco garantisce mani libere a chi è eletto. Ma non sempre fila tutto liscio. E così in un colpo solo la neo sindaca ha scontentato il Pd locale (e parte di quello regionale), i suoi alleati cristiano riformisti, il mondo cattolico. In compenso si è caricata sulle spalle una barcata di deleghe che solo per leggere i titoli sono necessari dieci minuti.
Partiamo da quest’ultimo punto, che è poi la questione principale. La Proietti ha scelto di sobbarcarsi il 90 per cento dei compiti perché si sente super woman come ha malignato qualcuno oppure perché non si fida abbastanza della sua squadra. Forse sono vere entrambe le spiegazioni ma solo il tempo che è galantuomo ce lo dirà. Insomma la Proietti sta dando l’immagine di una donna sola al comando più che il capo di una giunta. E fin qui nulla quaestio, tanto i nodi verranno al pettine e se sarà brava a governare vuol dire che la sua è stata una decisione azzeccata e allora di nuovo tanto di cappello. Ma c’è un ma. E si chiama conflitto di interesse, quel termine di cui si sono riempiti la bocca i vecchi antiberlusconiani per un ventennio. La sindaca che di professione fa l’ingegnere si è tenuta per sé tra l’altro i lavori pubblici, l’urbanistica, il piano regolatore e le infrastrutture. Che dire? Un minimo di stile in politica sarebbe gradito, oltre che auspicabile. Questo ieri, a maggior ragione oggi.
Passiamo ora a un altro tassello di questa giunta che ha scatenato più di un mal di pancia e forse anche qualche strappo. Si chiama Claudia Travicelli, nominata assessore, a sorpresa, una sorta di ricompensa per il coraggio che ha dimostrato alla vigilia del ballottaggio quando pur senza apparentamento ufficiale ha comunicato che avrebbe appoggiato la Proietti e non Bartolini, al contrario di quello che hanno fatto in modo ufficioso i suoi alleati di area di centrodestra ma più civici che altro. Tale nomina ha scatenato le ire dei piddini locali che sono affetti di un morbo anti Travicelli da almeno un quinquennio, quando da donna di sinistra si sottopose alle primarie e fu impallinata, passando poi in consiglio al gruppo misto e sostenendo da esterna la giunta Ricci. Ora, diciamolo chiaramente, l’operazione politica più logica e più limpida sarebbe stata eleggerla presidente del consiglio comunale, un ruolo super partes in virtù dell’esperienza e dei consensi. Ma il Pd locale ha fatto fuoco e fiamme e appena ha sentito girare l’ipotesi ha sbarrato la strada. Senza voti non si fa il presidente del consiglio e allora la Proietti ai muscoli altrui ha mostrato i propri e, visto che è il sindaco che decide, la Travicelli si ritrova assessore.
L’antefatto è questo ma la manovra che di politica ha purtroppo poco si inquadra anche in un livello superiore, in un’altra lotta intestina sempre al Pd e cioè quella che da mesi caratterizza il quadro regionale tra mariniani e bocciani. Lotta che si può banalizzare in una gara a chi è più forte, a chi porta più gente ai convegni, a chi propugna il rinnovamento e chi no. In realtà è una vera e propria guerra di potere tra due fazioni che anziché parlarsi e pensare al bene dell’Umbria si preoccupano del prossimo schiaffone da rifilarsi. Se lo schiaffone si chiama Travicelli o pinco pallino poco importa, l’importante è darlo. Un po’ di serietà in politica sarebbe gradita, oltre che auspicabile.
E veniamo al terzo aspetto di questa giunta. L’assessore esterno si chiama Eugenio Guarducci, il patron di Eurococholate, il direttore artistico di Todi Festival, l’ideatore di Gluten Free e di Piacere Barbecue, del festival della birra, di Todi Appy Days e, in ultimo, del curatore delle Logge.
La Proietti gli ha assegnato il turismo e la cultura, due deleghe pesanti, che sicuramente con la sua inventiva l’architetto saprà far fruttare al meglio perché di Guarducci si può dire tutto tranne che non abbia competenze. Veramente più di qualcuno ironicamente si è chiesto se in giro ci fosse qualche altro incarico da assegnargli visto i pochi che ha. E qualcun altro che guarda lontano ha ipotizzato che se Guarducci farà bene ad Assisi qualche ruolo nel capoluogo si troverà. Detto questo, anche questa nomina ha fatto arrabbiare un pezzo, consistente, della città del Poverello, vale a dire quel mondo cattolico fatto di preti e frati che temono la mercificazione del luogo di San Francesco. Della serie vade retro Guarducci.
In conclusione la giunta firmata dalla Proietti ha lasciato di stucco un bel po’ di gente e ne ha fatto incazzare altrettanta ma la verità è che sono saltati tutti i meccanismi che governavano la logica politica. Trovare un senso a questa storia è impresa ardua anche perché, come dice Vasco, “questa storia un senso non ce l’ha”. Oggi si va di qua e di là senza bussola, si è un po’ di sinistra ma anche un po’ di destra, ad Assisi molto di centro, quel centro che va bene in tutte le salse, per tutti i partiti e in tutti i conventi. Purtroppo i criteri che hanno guidato la mente e la mano della Proietti sono stati altri, e li abbiamo accennati, non quelli promessi. Ma la fortuna aiuta gli audaci, anche quelli che di politica ne masticano poco e si fanno guidare nelle scelte.
Comunque il banco di prova sarà il governo e oggi i cittadini, al di là delle beghe, delle polemiche e anche della coerenza, chiedono solo di essere amministrati e che quanto sbandierato e promesso in campagna elettorale sia attuato. Speriamo bene.

www.annamossuto.it
anna.mossuto@gruppocorriere.it

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