mercoledì 27 luglio 2016

Il business del trasformismo

Editoriale Radio Onda Libera del 26 luglio 2016

Oggi parliamo della politica che diventa affare, solo per quelli che con la politica ci vivono. E sono tanti e, soprattutto, costano tanto. E sì perché esiste un vero e business derivante dal cambio di casacca, cioè ogni qualvolta un parlamentare passa da un partito all'altro. 
E veniamo a qualche cifra fornita da Openpolis. Nel 2015 i gruppi parlamentari hanno incassato 53 milioni di euro: 31,9 alla Camera e altri 21,3 al Senato. Dall’inizio della legislatura ci sono stati 358 passaggi da un gruppo a un altro: 185 a Montecitorio e 173 a Palazzo Madama.
Quei 53 milioni messi all'incasso nel 2015 equivalgono a 49.200 euro a deputato e 59.200 per ogni senatore all'anno. Somme che, ad ogni passaggio da una componente all’altra, i rappresentanti del popolo portano in dote, pro rata mensile e giornaliera, al gruppo di approdo. Un affare per le casse di alcuni partiti.
All'inizio la possibilità di cambiare gruppo era concepita come una prerogativa per assicurare la più ampia libertà, perché i parlamentari sono eletti senza vincolo di mandato, ma il trasformismo imperante produce una sorta di malcostume, di pura convenienza esclusivamente economica.
Ora pur rispettando la norma della C
ostituzione, che quando fu elaborata circa settanta anni fa aveva il suo senso e il fondamento, ci pare che al giorno di oggi il fenomeno dei voltagabbana, di quelli che seppur eletti con un partito decidono di accasarsi con un altro al solo scopo di mantenere il posto e soprattutto il lauto stipendio, ci sembra incoerente e sinonimo di tradimento soprattutto verso gli elettori.

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