domenica 17 luglio 2016

Da città della pace
a città della "guerra"

Il punto del direttore del 17 luglio 2016

Assisi non è un posto qualsiasi. E’ il simbolo della spiritualità, della fratellanza e dell’accoglienza. E’ la città della pace ma da qualche settimana si è trasformata nella città dei litigi e delle divisioni, semplificando nella città della “guerra”. Ovviamente politicamente parlando, perché termini tipo “guerra” richiamano fatti drammatici come Nizza, Ankara e tragedie simili e forse risultano inappropriati per raccontare la cronaca politica di questi giorni. Ma tant’è bisogna occuparsene perché quello che sta succedendo ad Assisi è uno spettacolo incredibile, da pagare il biglietto se non fosse tutto gratis e garantito anche attraverso la diretta streaming. Allora, per sintetizzare, l’11 luglio la seduta del primo consiglio comunale è diventata l’occasione della resa dei conti per il Pd, partito di maggioranza e sostenitore del sindaco, che si è lacerato fino all’ultima votazione e per l’opposizione che non ha saputo approfittare delle disgrazie altrui. Ma sul centrodestra inutile soffermarsi, del resto frammentandosi in quattro tronconi e presentandosi agli elettori con quattro candidati si è distinto per scarsa intelligenza e strategia politica, mettendo le mani avanti per perdere e per confermare il famoso detto decoubertiano (l’importante è partecipare). Non è ancora trascorso un mese dalla vittoria del centrosinistra al ballottaggio, dalla conquista del municipio, e proprio nella sala della conciliazione si è consumata una pessima figura. Una di quelle che lasciano senza parole, tra l’incredulità e l’imbarazzo per una certa dose di dilettantismo allo sbaraglio. Dentro il Pd si è passati dai brindisi per il successo dopo vent’anni all’acredine e alla spaccatura.
In un battito di ali si è passati dalla luna di miele alle scenette di vecchia politica.
Ma ricapitoliamo. La delusione di una parte del Pd per la composizione della giunta (la nomina dell’assessore Travicelli e dell’esterno Guarducci per esempio) si è esternata al primo consiglio dove è avvenuto l’incredibile a proposito dell’elezione del presidente dell’assemblea.
Il sindaco Stefania Proietti sostenuto fino a un mese fa da tutto il Pd ha perso per strada un gran pezzo di partito che non ha gradito la sua vena troppo autonomistica proprio nel decidere l’esecutivo. E così quale migliore occasione se non la prima uscita istituzionale per rifilarle un sonoro sganassone? Così è stato. I fatti: il Pd tramite il capogruppo Masciolini ha presentato la candidatura della Casciarri, e una consigliera, sempre del Pd, la Lunghi, si è autocandidata. Con una buona dose di ingenuità e senza i fondamentali della politica il sindaco anziché comporre, fermare, rinviare, va avanti nella votazione insieme a un pezzo di opposizione appoggiando la Lunghi. Risultato? Perde perché viene eletta la Casciarri seppur per anzianità. Insomma la Proietti si è prestata, speriamo inconsapevolmente anche se è sempre grave, a un gioco di corrente interno al Pd che è pure fallito. Del resto non tutte le ciambelle riescono col buco.
Il clima post voto rasentava il ridicolo e il patetico, quasi da commedia all’italiana, la notizia ha fatto il giro dell’Umbria, con chi sghignazzava, chi faceva spallucce e chi si toccava la faccia per l’impronta del boccatone. E tutti a dimenticarsi che in ballo ci sono valori importanti come la fiducia della gente e soprattutto il governo di una comunità.
La speranza è che il sindaco faccia tesoro della lezione rimediata il giorno del battesimo politico, che ci pensi bene quando parla di autonomia e indipendenza perché se queste parole non vengono riempite di contenuti restano concetti vuoti e slogan consunti. Si può rivendicare autonomia e indipendenza ma la coerenza viene prima di tutto perché se ci si schiera a favore di una parte contro un’altra allora sarebbe più elegante zittirsi e non stizzirsi per qualche critica. Due parentesi: per chi non è dentro le cose della politica il riferimento è alla lotta intestina nel Pd, tra mariniani e bocciani, che da mesi caratterizza la politica umbra. E a proposito delle critiche chi fa politica, quindi assurge a un ruolo pubblico, deve accettare le opinioni diverse, la permalosità non aiuta.
Torniamo a “Bomba”. Comunque un sindaco è espressione di chi l’ha appoggiato, dei partiti o movimenti che l’hanno sostenuto, riempirsi la bocca di frasi come laboratorio civico o piattaforma aperta lasciano il tempo che trovano se poi si va in consiglio comunale e i provvedimenti non passano. L’andazzo della Proietti donna sola al comando ha umiliato gli amici e i compagni di viaggio che naturalmente le hanno reso pan per focaccia. E il debutto di questa amministrazione non è stato granché, verrebbe da dire che se il buongiorno si vede dal mattino speriamo che non arrivi presto la sera.
La Proietti forse dovrebbe scendere dall’Olimpo e confrontarsi con tutti coloro che l’hanno portata e votata perché altrimenti come ha detto Masciolini il pullman che guida va a schiantarsi. E di tutto ha bisogno Assisi tranne che di andare a sbattere contro un muro. 

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anna.mossuto@gruppocorriere.it

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