martedì 26 luglio 2016

Il terrore diventa quotidianità

Editoriale Radio Onda Libera del 25 luglio 2016

Parliamo di insicurezza e di terrore. Parliamo dell'escalation di attentati che hanno caratterizzato gli ultimi tempi e che hanno sconvolto le nostre giornate. Ora ogni giorno, ogni notte ci raggiunge la notizia di un nuovo massacro, di un altro fatto di sangue, e ci raggiunge in tempo reale aprendo il sito di un quotidiano on line oppure le seguendo le news in diretta.
La mappa del terrore spazia dall'Oriente all'Occidente. Bagdad, Kabul, decine di morti al giorno, fino all'Europa, fino alle esplosioni di Bruxelles, fino alle stragi di Nizza di quindici giorni fa e quella di Monaco l'altro ieri. Senza dimenticare i fatti di Parigi. Bataclan e stadio, senza scomodare Charlie Hebdo.
Proviamo a esprimere qualche riflessione. Per la verità sono tante quelle che si accavallano. La prima: questi massacri ci sembrano meno lontani di una volta, non succedono più lontano migliaia di chilometri da noi, ora succedono vicino alle nostre case, ai nostri confini. E se prima avvenivano ogni tanto, oggi avvengono con una frequenza impressionante, quindi con un certo tempismo che non ci lascia il tempo di memorizzare una strage che subito ne avviene un'altra.
E poi un altro aspetto e che queste esplosioni di violenza, che siano firmate da terroristi o da pazzi scatenati, minano la nostra quotidianità, il nostro tran tran, la nostra vita di tutti i giorni, le nostre abitudini, i nostri percorsi. Come gli affiliati dell'Isis hanno colpito in un locale dove si ascoltava musica e dove si giocava una partita, o anche l'aeroporto di Bruxelles con bombe piazzate prima dei controlli, così qualche folle prende un camion e si lancia sul lungomare di Nizza uccidendo all'impazzata durante la festa nazionale, oppure un giovane malato di mente che fa strage nel centro commerciale di Monaco e poi si ammazza, oppure l'ultimo, ieri sera, con un rifugiato, che si è fatto esplodere in Baviera o quel giovane di quindici giorni fa che gira con un'accetta in treno.
Insomma viviamo l'incubo di attentati, di fatti violenti, nei posti dove circola la gente comune: aeroporti, centri commerciali, strade, treni, metropolitane, musei. E come si fa a difendersi, a non sentire la paura addosso o il clima di insicurezza?
Si parla a ogni massacro di guerra, sì la guerra, non nel senso però di  contrapposizione tra due parti, due Paesi, con l'obiettivo di annettere con la forza uno all'altro, qui sta avvenendo qualcosa di più profondo, che non è soltanto la minaccia del terrorismo, dell'Isis, come l'abbiamo conosciuto dall'11 settembre del 2001 in poi, una lotta dell'Islam contro l'Occidente. No, oggi siamo costretti a vivere un sentimento di insicurezza quotidiana, che la nostra routine non possa più prescindere dalla violenza, incombente, e quindi possiamo dire che rischiamo di normalizzare perfino la violenza.

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