domenica 2 novembre 2014

Il dramma delle Acciaierie
e i siparietti della politica

Il punto del direttore del 2 novembre 2014

Mentre la politica non perde occasione per mostrare il suo lato peggiore, l’economia mette a nudo un sistema che non regge più e che parla solo di tagli, esuberi e ammortizzatori sociali. A metà settimana la vertenza Ast ha guadagnato le prime pagine dei giornali nazionali e i primi titoli dei telegiornali grazie alle manganellate della polizia al corteo di tute blu che sfilava a Roma per raggiungere la sede del ministero dello Sviluppo economico. Un fatto gravissimo e inaccettabile la carica dei poliziotti ai danni di lavoratori che sono scesi in piazza per difendere il loro posto. Questo il giudizio di condanna unanime espresso e scritto da tutte le parti. E la constatazione amara è che ci sono voluti i manganelli per riaprire il tavolo delle trattative.
Da tre mesi i dipendenti delle Acciaierie vivono momenti di tensione e rabbia, disperazione e sconforto, per il piano lacrime e sangue reso noto dall’azienda a metà luglio che prevede oltre cinquecento licenziamenti. Da tre mesi chiedono a gran voce l'intervento delle istituzioni locali, nazionali ed europee per salvare il sito ternano. Da tre mesi organizzano iniziative di protesta per sensibilizzare l'opinione pubblica perché il destino della fabbrica è legato inscindibilmente al destino della città e della regione. Da tre mesi la politica non riesce a mediare le posizioni dei sindacati e dell’azienda e assiste da spettatore al succedersi degli eventi.
Un domani, quando la vertenza sarà rientrata, sarebbe opportuno procedere a un bell’esame di coscienza per dirsi a cuore aperto dove e quando non si è stati lungimiranti, dove e quando non si è stati capaci di imporre un punto di vista, dove e quando non si sono date risposte.
Oggi non resta che tifare per l’Ast e per i lavoratori affinché nel giro di poco si arrivi a un accordo, a un’intesa per salvare i posti di lavoro e con la garanzia della produzione senza spegnimento di uno dei due forni.
Intanto, mentre a Terni e dintorni si vive un vero e proprio dramma, a Perugia si continua ad assistere ai teatrini della politica. Un argomento per tutti la nuova legge elettorale ferma in commissione al punto tale da spingere il segretario del Pd Giacomo Leonelli a sollecitarne per iscritto l’approvazione pena la perdita di credibilità. In uno striminzito comunicato il capo democratico ha parlato di impasse frustrante e deprimente, invitando a smetterla con i tentennamenti, i tatticismi e i giochetti dilatori. Insomma ha suonato la carica perché il rischio è che non approvando la legge resti in vigore quella precedente con tutta l’indecenza del listino (una sorta di porto franco per quei fortunati che non si devono manco sforzare di chiedere voti per essere eletti, pardon nominati, in consiglio regionale). Bravo Leonelli, ma se il segretario è costretto ad arrivare a tanto vuol dire che le truppe non lo ascoltano e vanno per conto loro. Ma questa è un’altra storia, meglio per ora non indagare. Come è meglio non chiedere per l’ennesima volta i risultati del famoso sondaggio perché forse sono stati sbianchettati e col tempo i numeri non si leggono più. Meglio concentrarsi sull’assemblea prossima e ventura, quella che dovrebbe dare il via libera alla ricandidatura della governatrice Catiuscia Marini.
Anche dalle parti del centrodestra vanno in scena siparietti degni di nota. Come quello che vede come protagonista Claudio Ricci, sindaco di Assisi e candidato da un annetto alla presidenza della Regione, al centro di un corteggiamento con tanto di richiesta di primarie durante una cena riservata come il segreto di Pulcinella. I commensali erano esponenti del centrodestra, da Fratelli d'Italia a Nuovo centro destra, all'Udc a un pezzo di Forza Italia. Tutti impegnati a convincere Ricci che però di primarie non ne vuole sentire proprio parlare. Questo diniego però lo metterebbe in un angolo con il rischio di perdere anche qualche sostenitore per strada. Forse politicamente a Ricci converrebbe accettare la sfida pure per togliere qualsiasi alibi ai partner della coalizione, in primis i forzisti che al solo sentire la parola primarie hanno l’orticaria. Anche se gli azzurri sono come al solito originali e sorprendenti e per esempio quelli di Terni si sono realizzati un documento proprio inneggianti alle primarie. Ma la polemica è continua e si volge al femminile. Con la presidente regionale di Forza Italia Catia Polidori che stende una mano a Ricci promettendo di portarlo al cospetto di Berlusconi se molla gli alfaniani. E la pasionaria dell'Udc Sandra Monacelli che si dichiara sconcertata dalle parole della Polidori pronunciate proprio quando si cerca faticosamente di trovare un’alternativa per il governo di questa regione. Le scintille, è immaginabile, non si fermeranno qui. Altro che tavolo del cambiamento, qui si rimpiangerà il mitico caminetto. Della serie si stava meglio quando si stava peggio.

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