domenica 16 novembre 2014

Cielo ancora cupo sopra le acciaierie

Editoriale Radio Onda Libera del 6 novembre 2014

Oggi al ministero dello sviluppo economico si prova a far ripartire il dialogo per sbloccare e risolvere la vertenza. Tk-Ast. Ma il clima non è dei migliori perché l'amministratore delegato Lucia Morselli ha ribadito ieri che non pagherà gli stipendi. Dopo la trasferta al parlamento europeo, e ieri sera una partecipata fiaccolata per le vie di Terni, oggi è una giornata importante.
Si registra un passo avanti, un'uscita dallo stallo in cui la situazione si era imbucata, ma purtroppo i presupposti non sono positivi proprio per l'ennesimo messaggio dell'azienda che ha fatto che appena riprenderà l'operatività aziendale saranno corrisposti gli stipendi.
Insomma, è lotta continua per i lavoratori delle acciaierie. Oggi una delegazione sarà, tempo permettendo, sotto le finestre del ministero mentre all'interno si tenterà la strada del dialogo e della trattativa. Il vertice seguirà il solito copione con incontri separati e poi, se non si rompe il tavolo, con un confronto tra tutti i soggetti, dai rappresentanti aziendali ai sindacati nazionali e locali. Ovviamente il pallino è nelle mani del governo, solo il ministro Guidi ha il potere di far ragionare l'azienda e i sindacati, con le parole e con i fatti, per salvare la partita dell'acciaio in Italia e per risolvere una crisi pesantissima che sta mettendo a dura prova le sorti di una città e di una regione.
Lunedì prossimo si deciderà la sorte di 200 dei 330 dipendenti di Ilserv, una ditta che lavorava con l'Ast: in Confindustria si avvieranno le procedure per la cassa integrazione. Un effetto collegato e immediato, questo, di quanto sta succedendo alle acciaierie. Di questo passo saranno centinaia e centinaia le famiglie che finiranno in mezzo alla strada. Un colpo mortale per la nostra economia. Ma non si può assistere impotenti e rassegnati a questo declino, forse andrebbero studiate altre iniziative di pressione per far a capire a chi non l'ha ancora capito che lo smantellamento della fabbrica di Terni è lo smantellamento dell'Umbria. Di questa piccola regione che non ha più i numeri sufficienti per reggersi e forse l'unica strada che ha davanti è quella di accorparsi alle regioni limitrofe. Ma questa è un'altra storia e soprattutto una grande sfida, culturale prima di tutto, che significherebbe il superamento di una mentalità provinciale e campanilistica. E comunque per ora il tema non è all'ordine del giorno.



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