domenica 30 novembre 2014

La gente non è più bendata

Editoriale Radio Onda Libera del 25 novembre 2014

Oggi parliamo di elezioni perché non si spengono le polemiche dopo il voto in Emilia e Calabria. Tanti i commenti e le letture più che del risultato della sfiducia dei cittadini verso la politica e del fatto che hanno disertato le urne, facendo registrare tassi negativi di affluenza sconosciuti al nostro Paese con punte di meno 30 per cento rispetto alle scorse europee e alle precedenti regionali. Ricordiamo solo le percentuali: 36,7 in Emilia e 44 in Calabria.
Il partito del non voto ha deciso di "votare" non votando. Sembra un bisticcio di parole ma in effetti è così. Non si parla, o meglio si parla poco, del risultato e degli eletti e molto giustamente dell'affluenza che è indice della disaffezione verso questa classe politica. Per la prima volta da quando si vota, la partecipazione elettorale è stata più alta al Sud che nella storica roccaforte del Pd. E la Calabria in termini di voti assoluti si riscopre più rossa dell'Emilia.
Ma la consultazione di domenica ci ha consegnato anche un'altra verità. E cioè che il voto non è più un atto di fede, come ha scritto Diamanti nella sua mappa elettorale, che si riproduce ogni volta per confermare un'identità o un'appartenenza. Una scelta che si prende a scatola chiusa, a prescindere da tutto e da tutti. Non è più così, i cittadini si sono tolti le bende dagli occhi e lo spettacolo che hanno visto non gli è piaciuto.
Un altro aspetto è lo scambio di colore tra le due regioni, la regione rossa per eccellenza è molto meno rossa, anzi la Calabria - di solito o divaga nelle scelte elettorali - si è scoperta di sinistra. Qui il centrosinistra ha vinto con il 61% dei voti validi, in Emilia con il 49.
Le analisi del voto spiegano pure che il distacco, il flusso verso l'astensione ha coinvolto soprattutto il Pd e il movimento 5Stelle, in misura minore gli altri partiti.
Ma quello che più interessa oggi sono gli scenari. Perché il voto in queste due regioni, se pur limitato, apre interrogativi sul futuro del governo e in genere della politica italiana. Innanzi tutto il famoso accordo tra Renzi e Berlusconi, battezzato come "il patto del Nazareno", scricchiola alla grande anche per la brutta figura di Forza Italia uscita dalle urne battuta dalla Lega. Quindi ciò vuol dire che il premier va avanti da solo nel portare a casa l'Italicum, la nuova legge elettorale, e una volta incassata, ecco il secondo elemento di novità, si potranno anche intravedere le elezioni anticipate. Dopo aver eletto il nuovo presidente della Repubblica, visto che pare confermata la decisione di Napolitano di mollare il Quirinale a fine anno. Quindi a maggio, insieme al voto nelle altre regioni, Renzi sta pensando a cambiare il Parlamento. Prima che lui e il suo governo si indeboliscano di più e perdano consensi e credibilità.


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