domenica 30 novembre 2014

Coalizioni in forse e partiti in guerra

Il punto del direttore del 30 novembre 2014

Gli uni contro gli altri armati. E' la frase giusta e più azzeccata se si dovesse sintetizzare al massimo quello che accade dentro e nei pressi del centrodestra umbro. Tutto ruota attorno all'autocandidatura di Claudio Ricci, sindaco di Assisi, a presidente della Regione. Ad appoggiarlo in toto soltanto gli alfaniani, per il resto il suo nome spacca alla grande. Spacca Forza Italia, spacca i Fratelli d'Italia. spacca i sindaci dello stesso colore.
Premesso che le primarie per chi milita nella coalizione sono più un oggetto misterioso che lo strumento di selezione di una leadership, ecco il tira e molla sulle stesse come se fosse un elastico. E su questo abbiamo già raccontato nelle puntate precedenti l'atteggiamento di incoerenza di Ricci che prima le rifiuta, poi le propone, mentre attorno a lui si muovono e si esprimono a fasi alterne avances e dinieghi. Per ricapitolare l'ambaradan bisogna partire con l'attacco lancia in resta dell'onorevole Pietro Laffranco su queste colonne al vertice del suo partito, Forza Italia, colpevole a suo dire di mancanza di linea politica. Una bordata pesante, di quelle che fanno male e rumore, rivolta sia al nazionale sancendo la sua posizione sempre più vicina a quella di Raffaele Fitto, sia al regionale mirando dritto alla presidente e collega Catia Polidori. Quell'intervista è stata una miccia che ha dato fuoco alle polveri. Immediata la reazione di chi comanda i forzisti umbri. E via con la risposta piccata ma netta che non solo respinge al mittente le critiche ma le rincara con un po' di veleno e gli rinfaccia pure di non essere presente nei luoghi deputati a fare politica.
Le parole di Laffranco dividono e ricevono sostegno da questo o quel sindaco e anche da questo o quell'esponente dei Fratelli d'Italia, le parole della Polidori pure. Ed ecco che la polveriera è esplosa. Qualche pompiere cerca di darsi da fare nel tentare di recuperare, qualcun altro si arma di ago e filo per ricucire, ma la frittata è fatta. Intanto si susseguono le note pro e contro fino ad arrivare alla convocazione di una conferenza stampa. Vedremo come andrà a finire questa “battaglia” che di politica rischia di non avere nulla, ma di personalismi troppo.
Su un punto il centrodestra dovrebbe riflettere e in teoria paiono tutti d'accordo: a fregarli, diciamolo subito, sono gli irrigidimenti e i diktat tipo: “O Ricci o niente”. Allora il punto è che lo schieramento se vuole avere qualche chance e se vuole dimostrare maturità politica deve andare unito alle elezioni regionali su un candidato a presidente. Solo presentandosi insieme le forze di centrodestra possono sperare e ambire in un ribaltone confidando anche nell'astensionismo di sinistra. Al contrario la partecipazione frammentaria si riduce a una comparsata e tutt'al più ad accontentare qualche signorotto o signorotta in cerca di una poltroncina. Quindi l'ideale sarebbe resettare tutto, spegnere le polemiche, sedersi attorno a un tavolo e individuare il candidato a presidente. Non farlo sarebbe un'altra occasione persa, al di là ovviamente dei risultati.
Dalle parti del centrosinistra invece la road map è puntuale e procede senza intoppi, ma non senza frecciatine. Il Pd non farà le primarie per mancanza di candidati e la presidente uscente Catiuscia Marini ha ricevuto il via libera per ripresentarsi. Tutto a posto quindi, ma tempo qualche giorno, forse qualche ora, si ricomincerà con la lotta fratricida per entrare in lista.
Niente a posto per gli alleati, quello che rimane di essi. I partitini di sinistra sono spaccati, l'Italia dei valori sta sparendo, i socialisti tentano di resistere. Quindi l’alleanza è in alto mare, finito il discorso. La novità dell’ultima ora la propone il Movimento 5 Stelle che ha annunciato le “regionarie” per scegliere i candidati all'appuntamento della prossima primavera. Il meccanismo sarà il solito e cioè il voto on line e le regole saranno chiare, anzi qualcuna è già nota come chi non sarà della partita, vale a dire parlamentari ed eletti nei consigli comunali. Un modo questo per garantire la partecipazione e vietare l'accumulo di cariche.
Mentre i partiti sono in movimento, come sempre accade a ogni vigilia elettorale, i sondaggi impazzano. Alcuni rimangono segreti e chiusi nei cassetti delle segreterie forse perché poco favorevoli ai proponenti, altri sono sotto gli occhi di tutti anche se si tratta soltanto di orientamenti visto che la griglia dei candidati non è completa. Comunque l'ultimo sondaggio di Scenari politici vede il Pd al 50,9%, Forza Italia al 13,8 e M5S al 16,3. Pare non esserci storia. Ma non è così perché i sondaggi non sempre dicono la verità e poi ogni partita va sempre giocata. Altrimenti che politica è?
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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