domenica 16 novembre 2014

Per trattare serve il buon senso

Editoriale Radio Onda Libera dell'11 novembre 2014

La vertenza Ast tiene banco nell'agenda economica. Ieri pomeriggio si è tenuto un altro incontro al ministero, l'ennesimo, tra l'azienda e i sindacati. La trattativa nella notte è stata sospesa: si riprende oggi martedì, alle 14.  L’azienda dovrà formalizzare un nuovo piano, lo ha chiesto ufficialmente il ministro Guidi all'amministratore delegato Morselli, e ha chiesto ai sindacati di alleggerire le forme di protesta.
Questa la conclusione del vertice caratterizzato da incontri separati, poi allargati, poi ristretti per cercare una via di uscita, una soluzione che risolva una volta per tutte questa crisi lunga di quattro mesi e dolorosa. Ma sembra una partita a scacchi, l'azienda che ha messo il tavolo il piano "lacrime e sangue" con oltre 500 esuberi, il sindacato che ha risposto duramente chiedendo il ritiro della mobilità e la garanzia per il futuro delle acciaierie ternane. La pressione dei lavoratori e delle istituzioni, a cominciare dal governo, per far modificare il piano, le iniziative di lotta per difendere i posti di lavoro, gli scioperi e le botte in piazza con la polizia, e le tante, tantissime testimonianze di solidarietà.
Ieri mattina, altra appendice della vertenza Ast, nella sede della Confindustria a Terni dove si sono incontrati i lavoratori della cooperativa Ilserv, una delle ditte che lavorano nella fabbrica di viale Brin e che per questa situazione è costretta a mandare in cassa integrazione un paio di centinaia di dipendenti. E ieri c'è stato un po' di nervosismo con le forze dell'ordine che hanno fatto fatica a tenere tranquilli i lavoratori.
Eco, questa la situazione riassunta degli ultimi quattro mesi. Ora l'ennesimo incontro, l'ennesima riunione tra le parti, con nessuno che vuole cedere la posizione di un millimetro. Ma prima o poi il buon senso dovrà emergere, le ragioni degli uni e degli altri si dovranno incontrare e questo ruolo di mediazione spetta alla politica, al governo. Se ciò non avverrà salteranno i meccanismi che tengono insieme una comunità, senza pensare al danno ingente, economico e sociale, per l'intera regione che perderebbe, ricordiamolo ancora una volta, la sua prima azienda, quella che rappresenta il cuore economico dell'Umbria.


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