domenica 16 novembre 2014

I partiti pensano alle elezioni
Le imprese invece chiudono

Il punto del direttore del 9 novembre 2014

Finalmente qualcosa si muove in politica. Tanto per cominciare, è stato trovato l'accordo sulla nuova legge elettorale regionale. Quattro sono i cardini individuati: preferenza di genere, collegio unico, abolizione del listino e turno secco. L'intesa raggiunta dal gruppo del Pd va salutata positivamente soprattutto dopo le polemiche, le frecciate e le tirate d'orecchie del segretario umbro Giacomo Leonelli che non ci è andato giù leggero nel rimproverare i legiferatori di Palazzo Cesaroni del suo partito di fare melina. Come i giocatori quando si passano la palla a centrocampo per traccheggiare e non concludere in porta. E soprattutto di mettere a repentaglio la credibilità e la faccia.

Ora la proposta passerà all'esame della commissione e quindi del consiglio per la quadratura del cerchio che significa l'approvazione della legge.
Ma a muoversi sono anche i mal di pancia, tanti, che attraversano i piddini alle prese con la parola primarie pensando al voto della prossima primavera. E su questo tema ci sono diverse, almeno un paio, correnti di pensiero a serpeggiare tra i circoli, gli iscritti e i simpatizzanti.
La prima vorrebbe le primarie sempre e comunque, anche quando non ci sono i candidati, all'apparenza più che altro per una questione di principio. Il ragionamento è semplice e non fa una grinza: il Pd è nato dalle primarie quindi per ogni consultazione vanno fatte.
<CS10.3>Una parentesi: a nostro avviso andrebbero fatte non per finta ma per ogni tipo di candidature e per ogni tipo di elezione, e per tutti i partiti, e andrebbero disciplinate per legge.
La seconda invece sostiene che un presidente o un sindaco al primo mandato va giudicato per quello che ha fatto e se la pagella non contiene insufficienze deve essere ricandidato. Anche in questo caso il discorso è condivisibile. Ma c'è un ma, anzi più di uno. Il popolo che sbandiera le primarie come strumento di selezione della migliore classe dirigente deve ricordarsi che non si possono fare in solitudine e soprattutto svegliarsi prima perché materialmente mancano i tempi tecnici per mettere su la macchina organizzativa. Altrimenti tutto diventa un pensiero accademico, sembrano parole al vento. Ma la verità vera è che dentro il Pd non ci sono tanti cuor di leone che osano lanciare il guanto della sfida, che hanno il coraggio coerentemente di mettersi in discussione. E allora di che parliamo, del nulla...
La seconda teoria è confutabile se si torna indietro di qualche tempo quando più di un sindaco è stato bocciato al primo mandato dallo stesso partito. Quindi la regola non vale per tutti. Ma un'altra verità vera è che scotta ancora, e parecchio, la sconfitta del centrosinistra a Perugia, per cui per esempio i circoli sono orientati a dare il via libera alla ricandidatura della presidente Catiuscia Marini in cambio di un segnale di cambiamento ma senza nessuna apertura alle primarie che indebolirono e non poco il sindaco Boccali.
Comunque, la fine di ogni dilemma è vicina, il 17, sfidando la scaramanzia, l'assemblea regionale del Pd si riunirà per decidere sulla candidatura, anche se forse prima di tutto e tutti dovrebbero venire i programmi e le alleanze.
Chi invece naviga in alto mare è il centrodestra, in particolare al capitolo alleanze. Come ricorda la responsabile degli enti locali di Forza Italia Fiammetta Modena la coalizione si costruisce sul tavolo romano, quindi inutile sbattersi più di tanto nelle periferie. Certo, restano in piedi alcuni percorsi ma si tratta per il momento di intenzioni o forse desideri, niente di definitivo perché le novità spuntano come funghi. L'ultima? La rottura dall'alto dell'alleanza con Fratelli d'Italia e Lega Nord. Quindi un ritorno al dialogo con gli alfaniani? Non è detto, anzi si potrebbe pensare anche a una corsa da soli ma tutto dipende dalla legge elettorale nazionale, dall'Italicum o non Italicum per quanto riguarda le eventuali politiche. Comunque anche a livello locale gran parte delle scelte dipenderà dalle regole del voto, ma il tema della candidatura a presidente della Regione è quello che intriga di più. A ravvivarlo è la figura del sindaco di Assisi Claudio Ricci, in campagna elettorale permanente a bordo del minibus, che dal punto di vista politico è sempre più solo e rischia di arrivare spompato alla fine. Su di lui Forza Italia ci ha messo una croce ma non da adesso per la verità e i nomi che girano con insistenza sono quelli di Raffaele Nevi, capogruppo a Palazzo Cesaroni, e di Marco Squarta, coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia. Ricci è ancora più inviso dopo il rifiuto a confrontarsi con le primarie di coalizione come gli è stato chiesto da più parti, in pubblico e in cene segrete.
In conclusione, la politica si sta muovendo per un verso o un altro, in queste poche settimane fino a Natale vanno definite le candidature apicali e quelle di lista (e su queste ultime è prevedibile una battaglia senza esclusione di colpi dal momento che i posti in consiglio regionale sono scesi da 30 a 20), e poi dopo le feste il via alla campagna elettorale. Ma il clima non è dei migliori, l'economia, lo ha confermato di recente Bankitalia, registra numeri tragici, con un calo del fatturato del 40%, un indice di disoccupazione che segna l'11,5 per cento, con gli investimenti al palo e l'export in negativo. Una situazione drammatica, con le aziende che abbassano le saracinesche per sempre cancellando centinaia di posti di lavoro.
Di questo la politica dovrebbe occuparsi, non delle chiacchiere e delle poltrone.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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