domenica 16 novembre 2014

Italia spaccata in due dagli operai Ast

Editoriale Radio Onda Libera del 13 novembre 2014

La rabbia e la disperazione degli operai dell'Ast si sono viste tutte in quelle immagini trasmesse dai notiziari e dai siti internet. Sulle corsie dell'autostrada con chilometri di fila e l'Italia spaccata in due per l'occupazione di chi si sente abbandonato da tutti. Ecco spiegata la protesta dei lavoratori delle acciaierie di Terni dopo l'ennesimo incontro di martedì al ministero dello Sviluppo economico che si è concluso con un nulla di fatto.
Già nella notte si erano verificati incidenti, poi ieri mattina la decisione di occupare l'autostrada allo svincolo di Orte. Dalle 13 fino alle 17 per quattro ore, fino a quando da Roma non è arrivata la notizia che per oggi pomeriggio sarebbe stato anticipato il tavolo della trattativa, prima convocato per martedì prossimo. Solo allora gli operai hanno liberato l'autostrada in entrambe le direzioni permettendo lo scorrimento del traffico.
L'attenzione si sposta ora a oggi pomeriggio, nella speranza che qualcosa di positivo accada. Perché gli operai non hanno più certezze e vogliono sapere che fine devono fare. Vogliono avere da governo e azienda risposte serie relativamente al loro futuro.
Fanno sorridere quegli appelli e quelle dichiarazioni che si sono susseguite ieri pomeriggio di richiamo al senso di responsabilità, ad abbandonare le rigidità di posizioni che non aiutano a sbloccare la vertenza. Fanno arrabbiare quegli annunci di politici che davano per scontato l'accordo con la Thyssen Krupp. Ma mettiamoci nei panni degli operai che da 22 giorni sono in sciopero per difendere il loro posto di lavoro e assistono a questi siparietti al ministero dove il governo fa melina, convoca e rinvia, ascolta e non si impone. Che cosa devono fare questi signori per difendere il loro futuro?
È' vero che se le aziende non rendono o non producono sono destinate alla chiusura ma vivaddio un sistema per garantire il lavoro, che come ha ricordato anche Papa Francesco è dignità della persona, ci dovrà pur essere.
Il governo non può essere notaio di quanto accade al tavolo del ministero, a casa propria peraltro. Qualcosa di accettabile dovrà pur dirlo alla multinazionale tedesca, qualcosa dovrà pur mettere sul piatto. Altrimenti questa vertenza non si sbloccherà mai. E gli operai, mettiamocelo bene in testa, fanno sul serio. Del resto non hanno nulla da perdere.

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