lunedì 24 novembre 2014

Una base d'accordo finalmente c'è

Editoriale  Radio Onda Libera del 19 novembre 2014

Sulla Tk-Ast si cerca l’accordo a tutti i costi. Ormai è chiaro. Le parti vogliono uscire dal ministero dello Sviluppo economico con un'intesa. E dopo una giornata e una notte di trattative fiume, all'alba di oggi sindacati, Tk-Ast, governo ed enti locali hanno deciso di aggiornarsi alle 10. Secondo le indiscrezioni sembra che si stia lavorando a un'ipotesi che preveda una divisione in due parti dell'accordo: una su aspetti generali come produzione e incentivi governativi e una specifica su contratto integrativo da svolgere in un secondo momento.
E così, dopo l'incontro di Monaco, le posizioni della multinazionale restano chiare ma anche la volontà di chiudere una vertenza che dura da troppo tempo e sta bloccando l'operatività dell'azienda da un mese. E' infatti da quasi trenta giorni che gli operai e i dipendenti dell'Ast scioperano per difendere il proprio posto di lavoro.
Allora, è stata una notte lunga, il ministro Guidi aveva intimato alle parti una trattativa a oltranza è così è stato. Partendo dall'ipotesi di accordo quadro proposta dal governo il nove ottobre scorso: sette paginette che, allora, furono respinte sia dall’azienda che dai sindacati. Si è andato avanti fino alle 6, poi è stato annunciato uno stop per riprendere i lavori alle 10. Intorno a mezzanotte ha preso corpo l'ipotesi di accordo, da dividere in due parti, una generale appunto una seconda più particolare da rinviare a una trattativa in sede aziendale.
Comunque pare che stavolta sia la volta buona. E onestamente tifiamo perché si arrivi all'accordo, che finalmente i lavoratori possano tornare in fabbrica e pensare al loro futuro. La crisi delle acciaierie di Terni è esplosa a metà luglio quando l'azienda ha presentato un piano con oltre cinquecento esuberi. Un piano che faceva intravedere un ridimensionamento della produzione dell'acciaio nel sito di viale Brin. E questo è stato ritenuto inaccettabile dai sindacati, dalle istituzioni, da tutti. Perché avrebbe significato la fine dell'industria siderurgica a Terni e in Umbria dove l'Ast è ancora la prima azienda della regione con i suoi tremila dipendenti diretti e altrettanti dell'indotto. Di fronte a queste intenzioni dell'azienda forte è stata la reazione dei lavoratori: dallo sciopero ai cortei, dall'occupazione dell'autostrada alle manifestazioni a Roma con tanto di manganellate da parte dei poliziotti. E tanta anche la solidarietà arrivata da tutt'Italia perché in ballo c'è veramente il futuro di una città e di una regione.


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