martedì 18 novembre 2014

Imprenditori lasciati troppo soli

Editoriale Radio Onda Libera del 18 novembre 2014

Un imprenditore si è suicidato nel suo capannone alla periferia di Perugia perché l'azienda era in crisi. È stato trovato senza vita, impiccato a una trave da uno dei suoi operai. Non ha lasciato alcun biglietto ma tutti sapevano che era assillato dalla situazione economica, aveva timore di non riuscire a far fronte ai debiti nonostante avesse diversi crediti e a non pagare gli stipendi ai suoi dipendenti. Aveva 48 anni, lascia la moglie e tre figli.
Ecco questa la notizia nuda e cruda. Che come ha scritto la dottoressa Laura dalla Ragione sul "Corriere dell'Umbria" di oggi è di quelle che si ascoltano come un pugno nello stomaco.
E’ una mattanza. Ha sbottato così appena appreso del suicidio Federico Lupatelli, coordinatore comprensoriale della Confesercenti di Perugia. E' una catena lunga di uomini che si tolgono la vita per colpa della crisi, un suicidio ogni due giorni e mezzo, e l'Umbria è a pieno in questa classifica. Dall'inizio dell'anno sono già sette le persone che non hanno retto alle difficoltà economiche della loro impresa oppure perché hanno perso il posto di lavoro. Il fenomeno non conosce più differenze geografiche. Persino al Sud, dove il tasso dei suicidi per crisi economica è sempre stato storicamente più basso rispetto alla media nazionale, c’è stato un allarmante aumento. Nel 2013 sono stati 68, l'anno prima 49.
La sensazione è che gli imprenditori sono lasciati soli, la politica non fa nulla per aiutarli. Ecco questa la responsabilità che le associazioni contestano a chi governa e a chi dovrebbe dare delle risposte.
Politica, enti, istituzioni, e soprattutto il credito sono chiamati a trovare subito una soluzione per porre fine a questa mattanza.


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