Editoriale Radio Onda Libera del 28 ottobre 2013
La poltica è in fibrillazione, i partiti sono in agitazione. Il Pd è in piena
fase congressuale, il Pdl è in pieno disfacimento per ordine di chi l'ha creato
che vuole tornare a Forza Italia. Questo in estrema sintesi quello che
sta accadendo, con i partiti minori che assistono allo spettacolo e con il
Capo dello Stato che cerca in tutti i modi di far fare uno straccio di legge
elettorale. Intanto gli applausi e i consensi li porta a casa solo Renzi.
La convention di tre giorni alla Leopolda è stata un successo. Il sindaco di
Firenze ha disegnato la sua campagna elettorale per ora verso il partito un
domani verso la guida del Paese. E ha stilato il suo programma toccando i punti
fondamentali come lavoro, giustizia, Europa, ma mettendo dei paletti ben precisi
tipo mai più governi di larghe intese.
Renzi ha anche parlato della
legge elettorale che va cambiata assolutamente. Funziona quella per eleggere i
sindaci dove i cittadini danno a uno il compito di rappresentarli e se sbaglia
va a casa. Senza inciuci, senza pastrocchi. Onestamente anche noi concordiamo
con un sistema del genere perché è indecente un Parlamento di nominati, di gente
che viene mandata a Roma solo perché lo decidono in quattro-cinque nel chiuso di
una segreteria.
Dall'altra parte della barricata il Pdl e' al bivio di
una scissione. Con Berlusconi che vuole vendere cara la pelle e non vuole cedere
alle colombe, anzi spariglia le carte e cancella il Pdl, azzera le cariche e
rilancia con Forza Italia, come volevano i falchi che non vedono di buon occhio
il governo di larghe intese.
Ora le carte sono tornate in mano ad Alfano
per decidere il da farsi, se andare per la propria strada, staccarsi
dall'egemomia del Cavaliere, oppure facendo una brutta figura gigantesca
e rientrare nei ranghi. Intanto sempre più insistente la voce che vista la sua
decadenza scenderà in campo al suo posto Marina Berlusconi.
Questo fa
parte degli scenari futuri. Per ora considerati i nervosismi e le corse ai
posizionamenti, tutti in funzione di un incarico, la spiegazione è una sola.
Che qualche milione di persone vive di politica. Un dato indecente. Ma su questo
torneremo domani.
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