domenica 6 ottobre 2013

La lezione politica del Santo Padre

Il punto del direttore del 6 ottobre 2013

Raccontare la politica che si svolge sotto i nostri occhi, con le beghe tra i partiti, gli sgambetti e le divisioni, le primarie e i congressi, i falchi e le colombe, appare riduttivo e misero rispetto ai messaggi, forti, che ha lanciato da questa terra Papa Francesco. Allora, meglio tornare sul significato di questa visita speciale.Toccando i luoghi simbolo del francescanesimo, il Pontefice ha dato lezioni a tutti, vivendo e facendo vivere momenti di profonda commozione.
Fin dalla prima tappa nella città di Assisi, l’Istituto Serafico. Proprio da qui è voluto partire Papa Francesco per questo cammino e tale scelta non è stata casuale. Lo si è percepito subito appena la chiesetta senza nome, una volta adibita a oratorio, si è cominciata a popolare di carrozzine.
Ogni carrozzina un dolore, un calvario. Vederle tutte insieme in fila è stato come fotografare un santuario vivente. La definizione, perfettamente calzante, è di suor Crocifissa, una vita spesa per gli altri e per i malati.
Questo vescovo vestito di bianco ha voluto accarezzare ogni ospite disabile, stringere a sé le sofferenze di tutte quelle sfortunate e straordinarie creature. Per poi abbandonare qualsiasi discorso ufficiale e ricordare al mondo intero che in quel posto ci sono le piaghe di Gesù, che hanno bisogno di essere ascoltate e riconosciute. Frasi dure, severe, che arrivano dritto al cuore e allo stomaco di chi ascolta.
Ma il linguaggio e lo stile di Papa Bergoglio non hanno deluso neppure nelle tappe successive, neppure nella sala della spoliazione, per la prima volta visitata da un successore di Pietro, dove la sua voce ha condannato senza incrinature “i cristiani da pasticceria”, quelli belli a vedersi ma senza consistenza, e ha urlato un forte no alla mondanità che oggi è il cancro della società perché porta alla vanità, all’orgoglio e all’idolatria. Il discorso in un certo senso più politico è stato pronunciato durante l’omelia. Un invito a lavorare per il bene comune e un appello affinché cessino tutte le guerre e regni la pace. Ma soprattutto un impegno a far sì che i valori di Francesco siano sempre vivi, che la povertà sia una linea guidaper tutti e non un termine vuoto.
Papa Francesco è di un’attualità tra ordinaria anche quando parla di politica, quando ricorda ai cristiani di non isolarsi, quando interviene direttamente e indirettamente nella cosa pubblica. E’ anche di una sincerità disarmante quando confessa di aver pianto per la tragedia di Lampedusa definita da lui stesso vergognosa. Un inciso: siamo sicuri che se non fosse stato troppo complicato in cuor suo avrebbevoluto essere suquella spiaggia, tra quei cadaveri ammucchiati, a dare un estremo saluto a quegl iuomini, a quelle donne, a quei bambini, che hanno pagato con la vita il sogno di un mondo migliore.
Certo, per una giornata la politica è passata in secondo piano rispetto alle frasi del Papa, frasi che hanno conquistato la ribalta dei titoli nazionali e internazionali. Perfino la notizia della decadenza di Silvio Berlusconi dal senato è stata appannata nei toni ma questo forse anche per quanto accaduto due giorni prima in parlamento per il voto di fiducia al governo. Comunque di sicuro quando interviene Bergoglio anche la politica si ferma ad ascoltare. E fa bene, ma poi dovrebbe agire... Perché gli input che arrivano da Oltretevere sono giusti, efficaci e condivisibili perché sono detti pensando agli ultimi del mondo, quelli di cui dovrebbe occuparsi anche chi ha a cuore o dovrebbe avere a cuore l’interesse generale, l’interesse di una comunità.
Anche nel pomeriggio davanti a migliaia di giovani Papa Francesco ha voluto dire la sua verità, ha voluto dare il suo consiglio invitando a non seguire la cultura del provvisorio, a non avere paura dei passi definitivi. Un modo per dire di essere sempre se stessi e di non aver timore delle decisioni e delle conseguenze di esse.
Sicuramente questi moniti espressi dal Pontefice dai posti vissuti dal Poverello inducono a riflettere, a meditare sui dilemmi dell’esistenza, su come andare avanti, su come ritrovare la fiducia o incontrare la fede. E in una fase storica come quella che stiamo vivendo i suoi insegnamenti risollevano il morale e infondono speranza.
Dovremo essere grati a Papa Francesco non solo perché con le sue parole semplici e con il suo esempio arriva alcuore e alle menti di tutti ma anche perché ogni giorno testimonia un Pontificato fatto di coraggio e modernità in grado di rivoluzionare la chiesa, la società e le coscienze.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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