sabato 5 ottobre 2013

Con Francesco fra le "piaghe di Gesù"

Editoriale Radio Onda Libera del 4 ottobre 2013

Oltre cento ospiti del Serafico, 70 internati, 20 seminternati e 50 ambulatoriali, provenienti da tutt'Italia, hanno atteso l'arrivo di Papa Francesco nella chiesetta dell'Istituto. Evidente e urlata la loro disabilità che si è sfogata in un applauso e in un grido liberatorio alla vista del vescovo vestito di bianco. "Una gioia per noi la visita del Papa, che ha scelto come prima tappa proprio il nostro istituto che è un santuario vivente", ha detto suor Crocifissa che ha dedicato la sua vita ai malati. Vederlo tutti insieme sulle carrozzine è un effetto profondo. Fa capire che nella vita le priorità sono altre.
E' arrivato in anticipo il Pontefice nella chiesetta senza nome, che una volta era un oratorio, e ha baciato, accarezzato, abbracciato, tutti i malati uno per uno. Stringendo le mani agli operatori, tutti vestiti di bianco come se fossero angeli custodi di queste sfortunate e straordinarie creature.
Il sindaco Ricci ha fatto riferimento alla chiesa di carità e alla generosità condivisa: "Ogni giorno questi ragazzi vengono accolti e abbracciati. A volte è l'abbraccio che determina il dialogo con questi ragazzi. Anche le sue parole ci abbracciano come un padre che ci indica la strada del bene".
Un'emozionata Francesca Di Maolo, presidente dell'istituto, ha raccontato la storia del Serafico, la scelta di amore, la gratitudine: "Qui viviamo la Caritas come un dono e non un privilegio, come un'opera di misericordia".

Sua Santità ha voluto cominciare incontrando questi ragazzi "che sono la carne sofferente di Gesù che ci aiuterà ad affrontare con forza il momento, questi ragazzi non debbono essere considerati pietre di scarto, offese dall'abbandono,  ma riconosciuti come baluardo della vita. Oggi più che mai abbiamo bisogno che siano guardati con occhi diversi così come i poveri, i carcerati, gli immigrati. C'è in gioco la dignità e la vita dell'uomo di cui tutti siamo custodi e responsabili, nessuno può essere indifferente". Li ha abbracciati e baciati. La sua benedizione su questi ragazzi.
"Noi siamo fra le piaghe di Gesù - ha detto il Papa - e queste piaghe hanno bisogno di essere ascoltate, di essere riconosciute. Mi viene in mente quando il Signore andava in cammino con quei due discepoli tristi; alla fine ha fatto vedere le sue piaghe e loro lo hanno riconosciuto. Poi il pane, che è qui. Mio fratello Domenico mi diceva che qui si fa l'adorazione: anche quello è pane perché Gesù è presente e nascosto dietro la semplicità e la mitezza di un pane. E' qui Gesù, nascosto in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone. Non tanto sui giornali come notizia; devono essere ascoltati da quelli che si dicono cristiani: il cristiano cerca Gesù, adora Gesù, sa riconosce le piaghe di Gesù. Queste piaghe devono essere ascoltate. Un 'altra cosa che ci dà speranza è la carne di Gesù, le piaghe di Gesù in queste persone. Gesù quando è risorto era bellissimo; né lividi, né ferite. Le piaghe sono qui e in cielo, noi curiamo le piaghe di Gesù qui e lui dal cielo ci mostra le sue piaghe. E dice a tutti noi: "Ti sto aspettando".

Uscito dall'Istituto Serafico, Papa Francesco è arrivato al vescovado, nella sala della Spoliazione, dove Francesco si spogliò dei suoi beni, e anche qui ha detto parole ricche di significato: "No ai cristiani da pasticceria, no alla mondanità, il peccato più grave è l'idolatria. Questi due peccati portano alla povertà".

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