giovedì 27 luglio 2017

Venticinque anni in attesa della verità

Editoriale Radio Onda Libera del 20 luglio 2017
 
Venticinque anni fa la tragica morte di Paolo Borsellino, insieme a coloro che lo scortavano. Ieri si sono susseguite cerimonie e manifestazioni di ricordo per non dimenticare. E sono stati pronunciati discorsi di elogio per l'opera del magistrato, amico e collega dell'altro grande eroe Giovanni Falcone, pure lui giustiziato da Cosa nostra, due mesi prima. Parola anche sul fatto che nella lotta alla mafia non ci vuole solo la repressione penale ma occorre, è indispensabile, diffondere la cultura della legalità.
Ma oltre alle belle parole, di circostanza, è stata fatta ammenda anche di non essere riusciti a dare una definitiva giustizia all'attentato. "Toppe incertezze e troppi errori hanno accompagnato la ricerca della verità sulla strage di via D'Amelio e ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato": così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di commemorazione della morte di Paolo Borsellino al Csm.
Insieme a lui si sono pronunciate le altre cariche dello Stato, promettendo un impegno per accertare la verità e assicurare tutti i colpevoli alla giustizia.
Ma in quella stessa sede, cioè davanti al consenso dei magistrati italiani, hanno fatto più effetto le parole della figlia del magistrato, Lucia Borsellino, che ha sottolineato con fermezza che a 25 anni non è stata fatta giustizia, ha invocato chiarezza a fronte delle anomalie emerse nel comportamento di uomini delle istituzioni: "Mai come adesso è necessario non indulgere nella retorica del ricordo, il tema della legalità è attuale, ma lo è soprattutto la credibilità delle istituzioni".
Parole dure, di un notevole spessore, che intensamente fanno male e indignano perché non è possibile che in questo Paese devono regnare i misteri, che la verità non si deve mai conoscere, che giustizia non viene mai fatta, che il sacrificio di gente onesta non viene mai rispettato, così come il dolore dei familiari. Non è un Paese normale, non è un Paese per gli onesti. E poi parliamo di legalità da insegnare ai giovani?

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