Editoriale Radio Onda Libera del 6 luglio 2017
Nel nostro Paese ci sono quasi trentamila auto blu. Un'enormità. Una cifra folle, nonostante anni di polemiche e denunce, di promesse non mantenute e nonostante la richiesta da parte della gente di un taglio serio agli sprechi, di una spending review efficace ai conti dello Stato. Invece succede esattamente il contrario. La spesa pubblica aumenta e aumenta di mese in mese, di giorno in giorno.Tornando alla voce delle auto blu, raffrontando i dati che ogni anno vengono pubblicati a fine febbraio e resi noti in questi giorni, il risultato è che nel 2016 sono state acquistate 8.791 auto di servizio, si è passati da quota 20.891 a 29.682. Eppure, nel comunicare i dati del 2016, il governo di allora sottolineò una riduzione di 1.049 auto, pari al 3,3 per cento rispetto al 2015.
Invece secondo la rielaborazione e il riallineamento dei dati fatti da Twig per quei due anni, anche per via della maggiore partecipazione al censimento delle amministrazioni, sono emerse qualche migliaia di auto in più.
Ma la vicenda delle auto di servizio, per le quali lo Stato spende una cifra considerevole ogni anno, e che si tenta di prendere di petto dal 2012, quando fu varato il primo decreto di contenimento, si presta ad altre sorprese. Sulla carta, alla fine del 2014, erano stati cambiati i criteri di censimento cancellando in una botta sola circa 40mila macchine e cioè tutte le auto destinate alla pubblica sicurezza, ai servizi sociali e sanitari, alla difesa all'Anas. Eppure sono auto di servizio, che hanno quindi un costo per la collettività, invece niente neppure il conteggio. Qualcosa di strano non funziona in questo Paese.
Il vero boom delle auto di servizio e blu è nei Comuni: si moltiplicano man mano che i censimenti si fanno più approfonditi. Nel 2016 siamo arrivati a quota 16mila, quasi il doppio rispetto all'anno precedente e al numero dei municipi che sono circa 8mila. Senza contare che il panorama dell'auto di servizio non è ancora tutto delineato perché i municipi sono riluttanti e quelli che hanno segnalato il numero delle proprie auto è ancora solo il 60,6 per cento.
Insomma uno spreco incredibile, uno spreco che testimonia come questo Paese parla tanto e fa poco, che chi governa promette e non mantiene. Siamo in un paese che di normale non ha più nulla.
Invece secondo la rielaborazione e il riallineamento dei dati fatti da Twig per quei due anni, anche per via della maggiore partecipazione al censimento delle amministrazioni, sono emerse qualche migliaia di auto in più.
Ma la vicenda delle auto di servizio, per le quali lo Stato spende una cifra considerevole ogni anno, e che si tenta di prendere di petto dal 2012, quando fu varato il primo decreto di contenimento, si presta ad altre sorprese. Sulla carta, alla fine del 2014, erano stati cambiati i criteri di censimento cancellando in una botta sola circa 40mila macchine e cioè tutte le auto destinate alla pubblica sicurezza, ai servizi sociali e sanitari, alla difesa all'Anas. Eppure sono auto di servizio, che hanno quindi un costo per la collettività, invece niente neppure il conteggio. Qualcosa di strano non funziona in questo Paese.
Il vero boom delle auto di servizio e blu è nei Comuni: si moltiplicano man mano che i censimenti si fanno più approfonditi. Nel 2016 siamo arrivati a quota 16mila, quasi il doppio rispetto all'anno precedente e al numero dei municipi che sono circa 8mila. Senza contare che il panorama dell'auto di servizio non è ancora tutto delineato perché i municipi sono riluttanti e quelli che hanno segnalato il numero delle proprie auto è ancora solo il 60,6 per cento.
Insomma uno spreco incredibile, uno spreco che testimonia come questo Paese parla tanto e fa poco, che chi governa promette e non mantiene. Siamo in un paese che di normale non ha più nulla.
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