giovedì 13 luglio 2017

Umbria e lavoro, numeri da paura

Editoriale Radio Onda Libera del 7 luglio 2017

In Umbria dal 2008 al 2016 si sono persi 13mila posti di lavoro. Il dato è fornito dalla Cgil che ha presentato il rapporto Ires sui numeri Istat ed è impressionante. Ma c'è anche un altro dato su cui riflettere e cioè che su 25mila contratti solo il 19 per cento è a tempo indeterminato mentre a livello nazionale è del 26.E' ovvio che il problema del lavoro che non c'è si riflette sulla vita, anzi condiziona la vita delle persone, delle famiglie. A conferma di ciò un altro elemento. Il nuovo dato Istat sulla spesa delle famiglie che aumenta leggermente a livello nazionale, mentre cala in Umbria, passando da 2.336 euro mensili nel 2015 a 2.250 nel 2016.
Da ciò si desume una sola cosa e cioè che parlare di ripresa e spandere ottimismo sulla situazione economica e occupazionale dell'Umbria con questi numeri appare fuori luogo e anche per nulla credibile. Invece sarebbe opportuno prendere atto della gravità della situazione, partire da questi numeri per fare realmente qualcosa, mettere in campo azioni e politiche che creino posti di lavoro, e metterla di pensare ai bonus e agli incentivi.
Il rapporto è stato presentato a Terni dove un'opportunità è rappresentata dal riconoscimento dell'area complessa e quindi dal fatto che se si studia una progettazione seria che parte dai bisogni della gente e del territorio allora può darsi che una qualche forma di sviluppo e quindi di occupazione si vedrà.
Altrimenti si rischia di vedere solo peggiorare il quadro, si rischia soltanto di allungare l'elenco di quei numeri di disoccupati, di ritrovarsi un'Umbria sempre più povera e più fragile. Insomma il tema del lavoro, qui come nel resto d'Italia, è il tema dei temi, la priorità delle priorità.

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