giovedì 27 luglio 2017

"Mondo di mezzo" in cella

Editoriale Radio Onda Libera del 21 luglio 2017
 
Per "Mafia capitale" è crollata l'associazione di stampo mafioso, è restata quella semplice: i due protagonisti, Carminati e Buzzi, sono stati condannati rispettivamente a 20 e 19 anni. Quattro ore di camera di consiglio per i giudici della decima sezione che hanno inflitto complessivamente condanne per un totale di 287 anni.
E così si può dire che Roma è criminale, ma non mafiosa. I giudici hanno riconosciuto l'esistenza del  cosiddetto "Mondo di mezzo", ma l'impianto accusatorio della Procura di Roma non ha retto, come si suole dire, al vaglio processuale, in un punto cardine. E' mancata la prova di quella peculiarità che fa - in base all'articolo 416 bis del codice penale, introdotto nel 1982 dopo l'assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa - di un'associazione criminale, un'associazione di stampo mafioso "quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti".
Gli altri reati sono stati duramente puniti. Perché il gruppo, o meglio, le due associazioni a delinquere in cui si sono riuniti gli imputati condannati, hanno agito per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici.
Detto questo in modo chiaro e netto, bisogna anche evidenziare che gli imputati non possono essere descritti come quattro amici al bar. Per questo motivo, al di là dell'aggravante caduta, la reazione a nostro avviso dovrebbe essere di soddisfazione non certo di delusione. Invece, purtroppo, come sempre accade nel nostro Paese subito dopo la lettura della sentenza, si sono scatenate le tifoserie, tra vincitori e perdenti, tra chi inneggia e chi si sente sconfitto. Ma la verità della decisione letta in aula è che a Roma esisteva un sistema criminale che funzionava anche al posto delle istituzioni e che non uccideva quindi non era mafioso perché non aveva bisogno di ricorrere al sangue, gli bastava gestire il denaro, i capitali, gli affari. Ecco questo a nostro avviso andrebbe rimarcato. Non altro. E un'ultima annotazione. Il Paese, i cittadini onesti hanno bisogno di processi rapidi e soprattutto certezza della pena. Quindi le condanne inflitte, qualora confermate nei gradi di giudizio, siano scontate fino all'ultimo giorno.

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