giovedì 7 aprile 2016

Sfide su tre fronti per Renzi

Editoriale Radio Onda Libera del 6 aprile 2016

L'inchiesta di Potenza sul petrolio va avanti arricchendosi di particolari, come la decisione degli investigatori di acquisire migliaia di cartelle cliniche per appurare l'incidenza dei tumori nelle aree vicine al centro oli. Intanto sul fronte politico continua il botta e risposta tra il premier Renzi e i magistrati, questi ultimi attaccati pesantemente dal primo perché aprono fascicoli ma non arrivano a sentenza. L'associazione nazionale che difende le toghe ha definito le sue parole "inopportune nei tempi e inconsistenti nei fatti".
Renzi replica sempre attraverso la rete, i social Twitter e Facebook, "Non accuso i magistrati: li incoraggio a parlare con le sentenze il più veloce possibile. E poi non voglio che si blocchino le opere pubbliche altrimenti il Paese è finito".
Sui tempi della giustizia ha perfettamente ragione, ma sul fatto che i cantieri devono rimanere aperti a tutti i costi no, se ci sono reati vanno chiusi e i colpevoli condannati. Perché la legge non deve prevedere disparità.
Sul fronte politico al Senato il M5s ha depositato la mozione di sfiducia contro il governo e a breve verrà depositata quella di Fi, Lega e Fdi. Dalle parti di palazzo Chigi si tende a minimizzare, lo ha fatto il premier, lo ha fatto la Boschi. Ma se si dimette un ministro, uno che curava lo sviluppo economico, per il sospetto di aver favorito un'impresa privata attraverso emendamenti spinti dal compagno, vuol dire che l'inchiesta interessa chi amministra. Oppure chi governa viene ricoperto da una sorta di impunità? Su questa onda il clima è sempre più teso dentro il partito. E' la volta di D'Alema ad attaccare Renzi, lo giudica intemperante e anche il meno adatto a parlare sulla magistratura se ti mette sotto inchiesta un ministro. Ma D'Alema ne approfitta anche per attaccare il presidente e del consiglio sul referendum, sostenendo che è indecente che il maggiore partito italiano inviti a non andare a votare.
Su questo siamo d'accordo. E poi questo referendum non lo hanno promosso nove regioni, la maggior parte delle quali guidate dal centrosinistra? Quindi prima si promuove il referendum e poi l'astensionismo. Ma che senso ha? La politica pare più impazzita che mai.

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