Sulla strada delle riforme siamo arrivati a un passo importante, a un
momento di svolta perché entro domani la Camera dei deputati procederà al voto
definitivo. Il premier Renzi
ieri ha parlato a un'aula semivuota perché le opposizioni hanno deciso di
uscire. E l'immagine non è stata delle più esaltanti. Anche se la protesta
delle opposizioni di ritirarsi, come si suol dire sull'Aventino, aveva una
motivazione politica.Renzi non risparmia stoccate alla fuga delle opposizioni
per evidenziare la bontà della riforme costituzionali, anzi ha detto che
scappare e' indice di povertà di contenuti. Ma prima di entrare nella schermaglia politica va detto
che domani, tranne colpi di scena, Montecitorio approverà la riforma, quindi le
modifiche della Costituzione, e ricordiamo che solo un altro paio di volte, nel
2001 e nel 2006, furono introdotti dei cambiamenti a opera di un governo di
centrosinistra e poi di uno di centrodestra.
Ora diciamo subito che quello che ha portato a casa Renzi
non è un colpo di Stato, è più o meno quello che hanno fatto altri governi in
precedenza, solo che questa volta è stato toccato un ramo del Parlamento, il
Senato, e quindi un centro di potere politico non indifferente, mettendo fine
una volta per tutte al bicameralismo, allo spreco di funzioni di una doppia
Camera. E questo non è gradito alla maggior parte delle forze politiche, del
resto se d'amblé scompaiono 315 poltrone da senatori la stessa classe politica
che deve votare la propria fine non è contenta. Ma di sicuro la gente lo sarà,
almeno secondo noi.
Per saperlo bisogna aspettare il referendum di ottobre. E
si perché il nostro ordinamento prevede che una volta modificata la
costituzione questa modifica deve essere sottoposta a referendum per
l'approvazione definitiva ma a prescindere dal quorum. E questo aspetto è
importante perché anche con una percentuale bassa di votanti si potrà decidere la
approvazione o meno di una riforma costituzionale.
Renzi sull'appuntamento di ottobre ha sempre detto che se
i cittadini voteranno "no" lui lascerà la politica. Su queste sfide il premier ci
ha abituati - e diciamo pure che ci ha convinti - perché finalmente c'è uno che
annuncia, e speriamo lo faccia se i fatti gli daranno torto, che se perde la
partita va a casa. Insomma, come si suol dire Renzi ci mette la faccia. E i nostri politici a tanta coerenza non ci
avevano abituati.
Detto ciò, nel merito della riforma possiamo dire come dicono
in parecchi che doveva essere più radicale, cancellare il Senato e non
trasformarlo in Camera di rappresentanza delle regioni, ma ci sentiamo anche di
dire che finalmente qualcosa in questa direzione è stato fatto, come è stata
cambiata la legge elettorale. Possono piacere o non piacere ma non
dimentichiamoci l'impasse in cui si trovava il Paese appena cinque anni fa
quando fu scoperto un Monti qualsiasi che doveva salvare l'Italia e cosi non è
stato.
E ora dopo due anni e un mese, 173 sedute e qualche
milione di emendamenti, la riforma vedrà la luce. E per la prima volta la politica
riforma se stessa.
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