martedì 5 aprile 2016

Renzi più debole dopo il "Guidi gate"

Editoriale Radio Onda Libera del 4 aprile 2016

Il caso Guidi sta scombussolando il governo già alle prese con appuntamenti delicati, tra elezioni amministrative e referendum, il primo tra quindici giorni, il 17 aprile, sulle trivelle e il secondo a ottobre sulla riforma costituzionale e in particolare sulla cancellazione del Senato.
Un passo indietro per ricapitolare quello che è accaduto negli ultimi giorni. Il ministro Federica Guidi è finita in un'inchiesta giudiziaria a Potenza per aver aggiornato il compagno, che lavora come manager per una grossa azienda, su un emendamento che riguardava i lavori di scavo del petrolio dell'Eni in quella zona. Una leggerezza per ora, di lampante inopportunità politica, che ha indotto il ministro allo Sviluppo economico a dimettersi, infliggendo un colpo duro all'esecutivo di Renzi.
Il premier ha pensato di reagire e ieri in tv ha fatto capire di voler chiudere in fretta il "Guidi gate", nominare il nuovo ministro in pochi giorni, aspettare che il referendum sulle trivelle non porti troppi danni. Renzi si è assunto la responsabilità dell'emendamento. E si è scagliato contro chi, a suo avviso, vuole fermare il cambiamento
Gli effetti di questo scandalo, perché di scandalo si tratta, non sono limitati e circoscritti. Si tratta di opere che, se fatte a regola d'arte e soprattutto osservando le leggi, sono strategiche per lo sviluppo del Mezzogiorno. Ma se entrano in ballo interessi privati che si sovrappongono o sostituiscono all'interesse pubblico, o peggio ancora episodi di corruzione per favorire questo o quel gruppo industriale, allora è giusto e sacrosanto che la magistratura faccia chiarezza e qualora accertate le accuse proceda a colpire i colpevoli.
Ma quello che ora interessa di più sono le ripercussioni sul governo, sulla politica. Allora, detto che il ministro Guidi ha fatto benissimo a dimettersi perché chi ricopre certi ruoli deve essere e mostrarsi al di sopra di ogni sospetto, l'esecutivo di Renzi è indubbiamente più debole in un momento storico in cui sarebbe stato importante avere maggiore forza contrattuale. E ovviamente le opposizioni parlamentari si sono organizzate per una mozione di sfiducia.


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