lunedì 18 aprile 2016

Agli sprechi non c'è più limite

Editoriale Radio Onda Libera del 11 aprile 2016

Gli sprechi nella pubblica amministrazione sono all'ordine del giorno. Lo sappiamo tutti ma non possiamo non stupirci e indignarci quando scopriamo grazie a qualche studio l'entità dei numeri. Diamo subito la notizia e cioè che gli uffici pubblici buttano via la bellezza di 20 miliardi di euro. Dalle auto pagate troppo al computer, alle stampanti e perfino alle fotocopie.
Esempi ce ne sono tantissimi di spreco di denaro pubblico ma ne parliamo dopo, ora vogliamo ricordare e sottolineare che il peso dello sperpero di denaro pubblico lo sopportano i cittadini, lo sopportiamo noi con le tasse e/o la riduzione dei servizi. E già, purtroppo funziona così. Così come i nostri politici non badano ad aumentare il debito dovuto alla spesa pubblica, tra indennità e vitalizi in primis.
A rivelarci come spreca la pubblica amministrazione ci ha pensato il rapporto Mef-Istat secondo cui Comuni, Province, Regioni, Asl, Università, ministeri e organi costituzionali ogni anno spendono più di 87 miliardi di euro per acquistare beni e servizi indispensabili al funzionamento della macchina pubblica. E questi enti non sfruttano minimamente  le opportunità offerte dall'esistenza di una centrale unica di acquisto, gestita dal ministero dell'Economia tramite la Consip.
Insomma soldi al vento a tutto spiano, e lo dimostra il dato che appena il 17 per cento della spesa di questi enti è passata attraverso la centrale unica, e questo ha generato risparmi per 3,2 miliardi di euro. Se tutti si fossero rivolti alla centrale il risparmio, è stato stimato, si sarebbe avvicinato ai 20 miliardi che abbiamo anticipato all'inizio. Una cifra che vale una manovra finanziaria, non so se ci rendiamo conto.
Ma vediamo nel dettaglio gli ambiti di maggiore spreco. Le macchine comprate dagli enti pubblici sono d'oro, è stato stimato un 25 per cento in più del valore, indipendentemente dalla grandezza. Per non parlare dell'energia che tra quella elettrica e quella per il riscaldamento presenta un costo in più che si aggira intorno al 7 per cento. Perfino per fare le fotocopie gli enti pubblici non badano a spese, a cominciare dagli appalti per stampanti e macchine fotocopiatrici che sono rincarati del 52,2 per cento in più. E non mancano all'appello i computer il cui acquisto presenta un rincaro del 20-30 per cento.
Questi esempi rappresentano un andazzo che purtroppo non accenna a diminuire. Purtroppo. Perché tanto paga sempre Pantalone, cioè i cittadini.

Nessun commento:

Posta un commento