mercoledì 20 aprile 2016

L'Europa discute, i migranti muoiono

Editoriale Radio Onda Libera del 19 aprile 2016

Un altro naufragio, un'altra catena di morti, un'altra tragedia dell'immigrazione. Duecento migranti sono morti nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere l'Italia dalla Libia. Lo ha riferito il governo somalo aggiungendo che il dramma ha coinvolto il doppio di persone, la maggior parte delle quali somale. Questo terribile fatto è accaduto a distanza di un anno dal naufragio che causò oltre 700 vittime sempre al largo della Libia.
Lo stillicidio di disgrazie è continuo, inarrestabile e dappertutto sulle coste dei Paesi interessati. In coincidenza con quello appena citato, un altro naufragio è stato registrato sempre nel Mediterraneo, nel canale di Sicilia: sei cadaveri sono stati recuperati su un gommone su cui viaggiavano oltre cento persone e che si stava capovolgendo per il mare troppo mosso.
Numeri di vittime impressionanti, condizioni di sopravvivenza quasi disumane di uomini, donne e bambini che riescono a sfuggire alla morte. La più grande catastrofe umanitaria dopo la seconda guerra mondiale, così l'ha definita il Papa tre giorni fa quando è voluto andare a Lesbo, in Grecia, tra il popolo dei migranti per dare conforto ma soprattutto per accendere i riflettori, alzare l'attenzione sulla più grande tragedia di questi tempi e implorare, ancora una volta, l'Unione europea di trovare soluzioni.
E qui sta il punto centrale di tutto: la politica dell'Europa per l'immigrazione. I leader di questa unione di stati non fanno altro che discutere, chiacchierare, intorno a proposte più o meno fantasiose, su come risolvere il problema. Ora l'Italia propone gli eurobond per finanziare i Paesi costretti ad accogliere i migranti, la Germania una tassa sulla benzina. Di certo è anche una questione economica, ma non solo, perché la politica dell'accoglienza si fa anche con la solidarietà, con l'apertura delle porte a chi scappa da guerre e miseria. Così mentre i nostri politici discutono, uomini donne e bambini continuano a morire, il cimitero del Mediterraneo si arricchisce di altre croci. E ogni volta che le immagini ci mostrano quei corpi risentiamo le solite frasi; è una vergogna, non deve succedere più. Nel tempo della finta indignazione, poi, come un ritornello ipocrita, risuonano alla prossima tragedia. Forse sarebbe meglio il silenzio.


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