Il punto del direttore del 17 aprile 2016
Più che il referendum sulle trivelle si tratta di un referendum sul quorum, quindi un referendum politico, un pro o contro il governo. Che si è sbilanciato, con il premier Renzi in testa, addirittura con un appello a disertare le urne, ad astenersi. E da qui ne è scaturita una polemica anche accesa con tanto di prese di posizioni se sia giusto o non giusto andare a votare, se sia corretto o meno abdicare al diritto-dovere di esprimere la propria opinione.
Addirittura dentro il Pd si è aperta una spaccatura tra coloro, i renziani della prima e ultima ora, che sono convinti dell’inutilità dell’appuntamento referendario (una bufala, è stato definito testualmente) e coloro, come la vecchia guardia, che ricordano come il partito abbia sempre propugnato la partecipazione e il coinvolgimento dal basso. Su questo bailamme si sono inseriti poi personaggi autorevoli come l’attuale e l’ex presidente della Repubblica, Mattarella e Napolitano, il primo a favore del voto, il secondo dell’astensionismo. E’ doveroso un ragionamento sull'argomento, magari sintetizzandolo per punti, dal momento che comunque domenica 17 aprile dalle 7 alle 23 i seggi resteranno aperti in tutt’Italia per permettere ai cittadini di rispondere con un si o un no al quesito sulle famose trivelle. Una premessa va fatta e cioè che di questo tema alla gente comune probabilmente interessa poco se non nulla, o forse non è stata informata abbastanza, almeno fino a qualche settimana fa, quando sui muri delle città si sono allestiti i pannelli per la propaganda elettorale. E da allora non ci si è soffermati più di tanto nel merito del quesito referendario che oggi troveremo sulla scheda, e cioè sulla concessione per l’estrazione degli idrocarburi dal mare, sulla distanza delle trivelle entro le dodici miglia. L’interesse per l’appuntamento di oggi è esploso quando il tema si è spostato dalle trivelle si o no al quorum si o no. E quindi se il 50 per cento più uno degli italiani andranno a votare o resteranno a casa. Tornando ai fautori dell’astensionismo, non è la prima volta che si creano partiti a favore del non voto. Nel 2005 fu addirittura il cardinale Ruini, capo dei vescovi italiani, a invitare la gente a non esprimersi sulla fecondazione assistita. Più celebre fu l’invito di Craxi nel 1991 ad andare al mare per non far raggiungere il quorum sulla preferenza unica. Quindi tutto sommato non è proprio una novità l’uscita di Renzi e compagnia bella. Anche se una domanda accompagna la discussione, e cioè se ha senso spendere tanti milioni di euro per un referendum che ha un appeal pari a zero. Infine va sottolineato un altro aspetto. E cioè che questo referendum è stato sollecitato da nove Regioni, di cui ben sette governate dal centrosinistra, quindi si tratta di maggioranze vicine al governo e per ciò non si comprende la diversità di posizioni. Ma la politica segna, purtroppo, anche queste contraddizioni e incoerenze. E tralasciando i contenuti facilmente e repentinamente il dibattito dei partiti si è spostato sulla legittimità dell’astensione oppure no, scomodando fior fiore di opinionisti e giuristi, compreso il presidente della Corte costituzionale Grossi. Dopo questa ricostruzione, diciamo la nostra. Il referendum abrogativo a differenza di quello costituzionale prevede il raggiungimento del quorum per la sua validità. A differenza delle elezioni il cui risultato è valido a prescindere dal numero dei votanti. Il referendum è, come riconosciuto da tutti, la massima espressione e la più diretta forma di democrazia affidata ai cittadini. E come tale rinunciare al diritto-dovere di votare significa rinunciare a un pezzetto di quella democrazia. Recarsi alle urne vuol dire invece avere la possibilità di cambiare le cose, di migliorare la nostra vita e contribuire a costruire il proprio futuro. Questo vale per tutte le consultazioni elettorali, dalle amministrative alle politiche, quando siamo chiamati a scegliere i nostri rappresentanti, a maggior ragione deve valere per i referendum, di qualsiasi tipo e natura essi siano. Quindi domenica 17 aprile andiamo a votare per il bene del quorum e non facciamo l’errore di trivellare la democrazia.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it
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