lunedì 18 aprile 2016

Non trivelliamo la democrazia

Il punto del direttore del 17 aprile 2016

Più che il referendum sulle trivelle si tratta di un referendum sul quorum, quindi un referendum politico, un pro o contro il governo. Che si è sbilanciato, con il premier Renzi in testa, addirittura con un appello a disertare le urne, ad astenersi. E da qui ne è scaturita una polemica anche accesa con tanto di prese di posizioni se sia giusto o non giusto andare a votare, se sia corretto o meno abdicare al diritto-dovere di esprimere la propria opinione.

Addirittura dentro il Pd si è aperta una spaccatura tra coloro, i renziani della prima e ultima ora, che sono convinti dell’inutilità dell’appuntamento referendario (una bufala, è stato definito testualmente) e coloro, come la vecchia guardia, che ricordano come il partito abbia sempre propugnato la partecipazione e il coinvolgimento dal basso. Su questo bailamme si sono inseriti poi personaggi autorevoli come l’attuale e l’ex presidente della Repubblica, Mattarella e Napolitano, il primo a favore del voto, il secondo dell’astensionismo. E’ doveroso un ragionamento sull'argomento, magari sintetizzandolo per punti, dal momento che comunque domenica 17 aprile dalle 7 alle 23 i seggi resteranno aperti in tutt’Italia per permettere ai cittadini di rispondere con un si o un no al quesito sulle famose trivelle. Una premessa va fatta e cioè che di questo tema alla gente comune probabilmente interessa poco se non nulla, o forse non è stata informata abbastanza, almeno fino a qualche settimana fa, quando sui muri delle città si sono allestiti i pannelli per la propaganda elettorale. E da allora non ci si è soffermati più di tanto nel merito del quesito referendario che oggi troveremo sulla scheda, e cioè sulla concessione per l’estrazione degli idrocarburi dal mare, sulla distanza delle trivelle entro le dodici miglia. L’interesse per l’appuntamento di oggi è esploso quando il tema si è spostato dalle trivelle si o no al quorum si o no. E quindi se il 50 per cento più uno degli italiani andranno a votare o resteranno a casa. Tornando ai fautori dell’astensionismo, non è la prima volta che si creano partiti a favore del non voto. Nel 2005 fu addirittura il cardinale Ruini, capo dei vescovi italiani, a invitare la gente a non esprimersi sulla fecondazione assistita. Più celebre fu l’invito di Craxi nel 1991 ad andare al mare per non far raggiungere il quorum sulla preferenza unica. Quindi tutto sommato non è proprio una novità l’uscita di Renzi e compagnia bella. Anche se una domanda accompagna la discussione, e cioè se ha senso spendere tanti milioni di euro per un referendum che ha un appeal pari a zero. Infine va sottolineato un altro aspetto. E cioè che questo referendum è stato sollecitato da nove Regioni, di cui ben sette governate dal centrosinistra, quindi si tratta di maggioranze vicine al governo e per ciò non si comprende la diversità di posizioni. Ma la politica segna, purtroppo, anche queste contraddizioni e incoerenze. E tralasciando i contenuti facilmente e repentinamente il dibattito dei partiti si è spostato sulla legittimità dell’astensione oppure no, scomodando fior fiore di opinionisti e giuristi, compreso il presidente della Corte costituzionale Grossi. Dopo questa ricostruzione, diciamo la nostra. Il referendum abrogativo a differenza di quello costituzionale prevede il raggiungimento del quorum per la sua validità. A differenza delle elezioni il cui risultato è valido a prescindere dal numero dei votanti. Il referendum è, come riconosciuto da tutti, la massima espressione e la più diretta forma di democrazia affidata ai cittadini. E come tale rinunciare al diritto-dovere di votare significa rinunciare a un pezzetto di quella democrazia. Recarsi alle urne vuol dire invece avere la possibilità di cambiare le cose, di migliorare la nostra vita e contribuire a costruire il proprio futuro. Questo vale per tutte le consultazioni elettorali, dalle amministrative alle politiche, quando siamo chiamati a scegliere i nostri rappresentanti, a maggior ragione deve valere per i referendum, di qualsiasi tipo e natura essi siano. Quindi domenica 17 aprile andiamo a votare per il bene del quorum e non facciamo l’errore di trivellare la democrazia.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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