giovedì 18 dicembre 2014

Una zavorra chiamata corruzione

Editoriale Radio Onda Libera del 18 dicembre 2014

Corruzione e politica, partiamo subito da un dato. Se con "Mani pulite" l’Italia avesse ridotto la corruzione al livello della Francia (-1 punto), il prodotto interno lordo, la ricchezza di un Paese, sarebbe stato nel 2014 di quasi 300 miliardi in più (circa 5mila euro a persona)”, in questo arco di oltre venti anni. A spiegarlo è il Centro studi di Confindustria che nel rapporto "Il rebus della ripresa" evidenzia quanto la corruzione sia stata e sia “un vero freno per il progresso economico e civile”.
Un fenomeno che, come dimostrano i dati di Transparency International, vede l’Italia conquistare il triste primato in Europa, superando Bulgaria e Grecia. Pesanti anche le ripercussioni sull’economia, perché “riduce gli investimenti privati, rende la spesa pubblica inefficiente, scoraggia l’accumulazione di capitale umano e peggiora la qualità delle istituzioni“. La sezione di Confindustria per la legalità ha sottolineato che l’organizzazione si costituirà parte civile nel procedimento penale avviato dalla procura di Roma nell’ambito dell’indagine su "mafia Capitale". L’obiettivo, spiega, è "tutelare la reputazione delle imprese e la leale concorrenza sul mercato” e ribadire così “l’impegno di Confindustria per il rispetto dei valori cruciali di legalità e correttezza nei rapporti economici".
Nel report, il Centro studi sottolinea inoltre che il 2015-2016 si prospetta come “un biennio di graduale recupero per l’Italia“, “in uscita dalla recessione”, e indica le stime di un ritorno all’aumento del Pil, pur delineandolo “con cautela”, in “contesto enigmatico". "Lo scenario economico globale – spiega – si presenta nettamente migliore rispetto a 3 mesi fa. L’incertezza rimane il principale ostacolo”. Il Pil, dunque, tornerà positivo dal primo trimestre 2015 con un +0,2%, per poi salire gradualmente nel biennio.
Nel 2016 sarà in miglioramento il tasso di disoccupazione, che “scenderà progressivamente, di pari passo con la ripresa dell’occupazione, registrando un 12,6% in media d’anno (12,4% nel quarto trimestre)”. Nel 2015, invece, “rimarrà ancorato sugli alti livelli di fine 2014″, salendo ancora dal 12,7% previsto in media d’anno al 12,9%.
Insomma in sintesi, l'Italia è in queste condizioni per non aver saputo in vent'anni gestire il fenomeno corruzione, anzi per averlo del tutto ignorato pensando che tutto si aggiustasse o finisse a tarallucci e vino. Poi si intravede la ripresa ma la disoccupazione non accenna a scendere. C'è una voglia di dire e dirsi che la crisi sta finendo, che per ora sembra più una previsione basata sulla speranza. Sembra proprio e forse quando sarà terminata di sicuro non saremo più gli stessi.


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