mercoledì 10 dicembre 2014

Più rispetto per il piccolo Loris

Editoriale Radio Onda LIbera del 9 dicembre 2014

L'omicidio del piccolo Loris ha commosso tutto il Paese e come al solito rischia di spaccarlo tra innocentisti e colpevolisti. Perché c'è stata una svolta, una svolta clamorosa e in un certo senso annunciata, nelle indagini. Ieri intorno a mezzanotte, Veronica Panarello, la madre di Loris Stival, il bambino di otto anni trovato morto il 29 novembre in un canale di Santa Croce Camerina, nel Ragusano, è stata sottoposta a fermo con l’accusa di omicidio aggravato e occultamento di cadavere dopo un nuovo interrogatorio durato circa sei ore nel tardo pomeriggio di ieri.

Secondo gli inquirenti sarebbe dunque stata lei a togliere la vita al piccolo, strangolandolo. tra poco più di un'ora sarà di nuovo sentita dagli inquirenti.
da quello che è' trapelato la donna non ha confessato ma nel corso dell’ultimo faccia a faccia con i magistrati non sarebbe riuscita a chiarire le tante contraddizioni nelle dichiarazioni da lei rese nel corso delle indagini. Troppi elementi non sono chiari, troppe circostanze lasciano supporre che non abbia mai raccontato la verità. A cominciare dalle immagini delle telecamere che la riprendono mentre passa davanti alla scuola ma in auto Loris non si vede, poi la stessa auto che si intravede dalle parti dove è stato ritrovato il cadavere del piccolo. Lei si è difesa davanti ai magistrati della procura di Ragusa dicendo: "Non l’ho ucciso io, lui era il mio bambino". La donna ha poi ricostruito parte della sua vita e respinto tutte le contestazioni del Pm.
Tra poco, dicevamo, proseguirà l’interrogatorio della madre di Loris da parte del giudice per le indagini preliminari che deciderà se convalidare il fermo e se emettere una misura di custodia cautelare per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.
Fin qui l'aggiornamento della cronaca. Ora qualche considerazione. Questo caso sembra simile a quello di Cogne. A parte per la responsabilità, se verrà accertata speriamo con prove schiaccianti, della mamma, ma anche e soprattutto per la spettacolarizzazione dell'evento e, in particolare, della fase delle indagini. E' chiaro che l'omicidio di un bambino colpisce qualsiasi persona in qualsiasi parte del mondo, è chiaro che il delitto acquista un interesse diverso se è la mamma ad uccidere il figlio perché una mamma non può uccidere un figlio a meno che non sia malata, ma fare processi in televisione, seguire il fatto in modo morboso e ossessivo rischia di diventare a volte insopportabile e anche crudele. E su questo le responsabilità non sono soltanto degli operatori dell'informazione, e non per scusare chi fa questo lavoro, ma anche di chi permette di allestire degli studi televisivi davanti alle abitazioni delle vittime o degli assassini, di chi è contento di essere finito in un caso importante che tiene accese le telecamere notte e giorno. Un fatto così terribile, la morte di un bambino di otto anni per mano violenta, merita rispetto per la piccola vittima, per chi lo ha amato e per pietà. Poi chiunque lo abbia assassinato, a cominciare dalla madre e la cosa è anche più straziante, dovrà pagare fino all'ultimo giorno di condanna.

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