mercoledì 30 maggio 2012

La sindrome del doppio mandato


Il punto del direttore del 29 aprile 2012

In politica il doppio mandato è il riconoscimento del lavoro svolto e quindi la riconferma in un ruolo. Ma appena smaltita la gioia per la rielezione, ecco comparire la sindrome che colpisce più o meno tutti i sindaci, i presidenti delle Province, i presidenti delle Regioni e in genere coloro il cui incarico è vincolato o per legge o per statuto. La sindrome consiste di solito in un insieme di segni tipo insofferenza, timore per il futuro e soprattutto ricerca spasmodica di sponsor presso cui accreditarsi in cambio di una promessa di una poltrona o di un avanzamento di carriera.
L’elezione diretta dei sindaci ad esempio ha da un lato premiato la volontà popolare che decide da chi farsi amministrare senza intermediazione dei partiti e dei padrini ma dall’altro limitando il numero delle sindacature mette i primi cittadini nelle condizioni di pensare già dal sesto anno, cioè appena eletti, a che cosa fare dopo. Ciò è inevitabilmente un elemento di disturbo e di distrazione nel governare e anche di preoccupazione personale perché non sapendo che fine si farà, sempre politicamente parlando, si è più impegnati a studiare e cercare alleanze per trovare una sistemazione futura.
A risentirne ovviamente è la cittadinanza che, per esempio a Spello, si sente meno seguita, meno ascoltata, meno partecipe. Il primo cittadino Sandro Vitali appare più lontano dai problemi della gente, almeno questo è quello che si raccoglie per i vicoli della splendidissima, e tutti addebitano questa lontananza alla sindrome del secondo mandato. Come se la “macchina” procedesse per forza di inerzia sull’onda lunga di quanto seminato nel primo quinquennio, senza alcuno stimolo nuovo, senza alcun impulso progettuale.  
Poi c’è qualche sindaco che invece tiene la scena politica come un grande attore e nel pieno del secondo mandato si inventa perfino un rimpasto. E’ successo a Umbertide dove Gianpiero Giulietti a un certo punto si è accorto di non avere più fiducia nel suo assessore al bilancio e l’ha silurato. Nulla quaestio direbbero i latini. Tranne che l’“agnello” –Villarini in questione non è stato sacrificato per manifesta incapacità durante l’esercizio del suo assessorato. No, è stato fatto fuori perché non è più “amico”, sempre dal punto di vista politico, del sindaco, perché magari si è permesso di seguire qualche manifestazione dello stesso partito del sindaco (cosa ci starebbe di strano, non è dato capire ai più) o perché forse deve pagare la frequentazione con qualche nemico altotiberino. Un meccanismo perverso, assolutamente complicato, speriamo solo per il bene della città e delle casse del Comune che il sostituto di Villarini sia all’altezza del predecessore. Altrimenti sarebbe un autentico e banalissimo regolamento di conti, senza  togliere al sindaco Giulietti la libertà di scegliersi gli assessori che vuole e di cui si fida. Certo, anche nella vecchia Fratta si ragiona su che cosa c’è dietro l’angolo, cioè dopo il 2014. E le ipotesi sono tante, la più in auge è quella di imboccare una strada diretta a un palazzo del capoluogo.
Ma al di là degli eccessivi nervosismi, il panorama politico è in un’evoluzione pazzesca per cui gli scenari che si disegnano oggi possono valere qualche ora, qualche settimana o anche finire subito carta straccia in un cestino delle utopie.
Chi non è stato ancora colto dalla sindrome del secondo mandato, e forse non lo sarà mai, è il sindaco di Assisi Claudio Ricci che, ripremiato al primo turno senza neppure passare per il ballottaggio, lavora come e più di prima, inventandosi iniziative, partecipando a manifestazioni, presenziando inaugurazioni. E soprattutto impegnandosi con un progetto che è la carta vincente di questa terra, vale a dire il turismo religioso. Ricci è convinto, a ragione, che avviando sinergie con le altre località famose dal punto di vista religioso e culturale Assisi e l’Umbria ne beneficieranno alla grande sia come meta di pellegrinaggio  che come punto di partenza sfruttando al massimo e facendo veramente decollare l’aeroporto che porta il nome del Poverello. Ne è una dimostrazione il ponte, il legame con la Bosnia, e precisamente con Mostar-Medjugorje, operativo entro l’estate, ma anche quello issato con Santiago di Compostela che vedrà la sua nascita a ottobre prossimo.
Insomma il sindaco di Assisi non ha nessuna intenzione di  farsi cogliere dalla sindrome di cui sopra. Se questo significa impegnarsi e fare l’interesse della comunità, allora Ricci merita il massimo dell’apprezzamento e anche di realizzare le sue ambizioni politiche.
Al contrario, chi è afflitto dalla sindrome può tranquillamente farsi da parte, anche anzitempo. Non si  capisce il perché chi fa il politico non debba, alla fine del suo mandato, tornare a fare il lavoro che faceva prima. Del resto la politica dovrebbe essere passione, non un’occupazione sine die. 

Nessun commento:

Posta un commento